grattacieli sognati
Il Primo Futurismo
il Primo Futurismo" fu quello eroico, il nucleo storico ch operò dal 1909 al 1916, il secondo, quello di Crali, Depero, De Giorgio, Diulgheroff, Marchi. Lo spartiacque fu segnato dalla morte nella Prima Guerra mondiale di Umberto Boccioni, Antonio Sant'Elia e Carlo Erba. In verità questa suddivisione è stata utilizzata da critici e storici dell'arte per una contrapposizione più ideologica che stilistica: del primo futurismo erano parte artisti d'estrazione anarchica e socialista; al secondo appartenevano artisti fascisti e filo-fascisti. A cavallo della prima guerra mondiale, l'idea di un rapporto tra futurismo, anarchismo e socialismo fu presente all'interno del Futurismo russo e italiano, attivando in quest'ultimo un dibattito che giunse all'ipotesi di costituzione di un Partito Politico Futurista, elaborata da Filippo Tommaso Marinetti
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Antonio Sant'Elia - Spirito eroico
Agli albori del secolo scorso cresceva una fiducia illimitata nel progresso e in ciò che si immaginava potessero diventare le metropoli verticali.
Le straordinarie visioni della città futura disegnata da Antonio Sant’Elia hanno, ad esempio, anticipato forme che solo l’avvento del XXI secolo ha poi realizzate. Sant’Elia, autore del Manifesto dell'Architettura Futurista del 1914, ed esponente della fase iniziale del movimento, fu ed è una fonte inesauribile d'ispirazione, per l'architettura e per le arti figurative, cinema compreso: ricordiamo le torri di Metropolis, gli edifici piramidali della Tyrell Corporation in Blade Runner. |
E ancora le le cupe atmosfere d'impronta kafkiana di Brazil, sino all'improbabile New York de Il Quinto Elemento, solo per citare alcuni film. La nostra realtà non è frutto del caso, dunque, ma nasce anche perché nel 1909 i Futuristi decisero di spingere la società fuori dall'ossessione nostalgica di un glorosio passato imperiale, per guardare al futuro. Nel Manifesto dell'Architettura Futurista si legge: "... come gli antichi trassero ispirazione dell'arte dagli elementi della natura, noi - materialmente e spiritualmente artificiali - dobbiamo trovare quell'ispirazione negli elementi del nuovissimo mondo meccanico che abbiamo creato."
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Marinetti & C. promossero, così, un'estetica fatta di tecnologia, come l'auto e l'aeroplano, scegliendo sempre lo stridio, il cigolare, il botto, il sorprendente, il nuovo, rispetto alla sicurezza di ciò che è familiare.
Nella città sognate, i treni sarebbero andati come razzi su rotaie tra le nubi, gli aerei si sarebbero gettati in picchiata dal cielo atterrando sui tetti, i grattacieli avrebbero allungato i loro rami fino al paradiso per sentire le onde radio che rimbalzano per il pianeta. Ma Sant'Elia mai costruì le strutture che aveva immaginato, morì, infatti, durante la Prima Guerra Mondiale nel 1919.
Le alte torri, i lunghi ponti, e le condutture esposte su magnifiche legature di acciaio e cemento che Sant'Elia disegnava rimasero fantascienza, ed è stata proprio la fantascienza al fine, a recepire in vari modi l'eredità futurista.
E' trascorso poco più di un secolo dalla sua tragica scomparsa a soli 28 anni: per approfondire l'argomento, leggete la bella scheda del sito FUTUR-ISM, sulla recente retrospettiva a lui dedicata.
Nella città sognate, i treni sarebbero andati come razzi su rotaie tra le nubi, gli aerei si sarebbero gettati in picchiata dal cielo atterrando sui tetti, i grattacieli avrebbero allungato i loro rami fino al paradiso per sentire le onde radio che rimbalzano per il pianeta. Ma Sant'Elia mai costruì le strutture che aveva immaginato, morì, infatti, durante la Prima Guerra Mondiale nel 1919.
Le alte torri, i lunghi ponti, e le condutture esposte su magnifiche legature di acciaio e cemento che Sant'Elia disegnava rimasero fantascienza, ed è stata proprio la fantascienza al fine, a recepire in vari modi l'eredità futurista.
E' trascorso poco più di un secolo dalla sua tragica scomparsa a soli 28 anni: per approfondire l'argomento, leggete la bella scheda del sito FUTUR-ISM, sulla recente retrospettiva a lui dedicata.
Giacomo Balla - L'imperatore del futurismo
Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1º marzo 1958) è stato un pittore, scultore, scenografo e autore di "paroliberi". Fu un esponente di spicco del Primo Futurismo, firmando assieme agli altri futuristi italiani i manifesti che ne sancivano gli aspetti teorici
Negli anni della prima guerra mondiale persegue l'idea di un'arte totale, definita Arte-azione futurista. Specialmente dopo il 1916, alla morte di Boccioni (a cui nel 1925 dedicherà l'opera Il pugno di Boccioni), è il protagonista indiscusso del movimento. Totalmente convertito al futurismo, vende tutte le proprie opere figurative all'asta e inizia a firmare le successive con lo pseudonimo FuturBalla. |
Prampolini: un massone tra futurismo, dinamismo e organicismo
Enrico Prampolini (Modena, 20 aprile 1894 -- Roma, 17 giugno 1956) è stato un pittore, scultore e scenografo italiano. Dopo l'esperienza futurista, realizza anche opere polimateriche e, sempre alla ricerca del divenire della materia, dipinge opere bioplastiche, in cui appare talora influenzato da visioni del microcosmo.
Suo intento esprimere le estreme latitudini del mondo introspettivo. Allievo di Duilio Cambellotti all'Accademia delle belle arti di Roma, esponente di primo piano del Futurismo, ebbe stretti contatti con i rappresentanti delle avanguardie artistiche europee: Dadaismo, Section d'Or, Bauhaus, De Stijl, Abstraction-Création, Pablo Picasso, Piet Mondrian, Vasilij Kandinskij e Jean Cocteau. |
Dal 1913 per un periodo collabora con la rivista mensile milanese Varietas. Il 10 febbraio 1914 fu iniziato in Massoneria nella Loggia Giosuè Carducci di Reggio Emilia. Nel 1917 fonda con Bino Sanminiatelli la rivista Noi, e nello stesso anno cura le scenografie per i film di ispirazione futurista Thaïs e Perfido incanto entrambi diretti da Anton Giulio Bragaglia, per i quali crea interni di tipo onirico e soffocante, anticipando, secondo alcuni commentatori i contenuti del cinema d'avanguardia francese e russo e dell'espressionismo tedesco.
Mario Sironi - Prima il futurismo poi il crepuscolo
Mussolini fece appello agli artisti italiani affinché si impegnassero nello sforzo comune di creare un nuovo stile, una nuova “arte fascista”. Fra coloro che si dedicarono anima e corpo a questo progetto, il caso più emblematico è sicuramente quello di Mario Sironi (1885-1961). Personalmente legato alla figura del Duce, mise mano ad una vastissima quantità di opere (affreschi, vignette, dipinti), tra le più rappresentative dell’epopea fascista. Gli esordi di Sironi pittore si compiono (presto sconfessate del resto) tra le suggestioni simboliste, divisioniste, futuriste e metafisiche.
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A Roma, infatti, dove abbandona gli studi d’ingegneria, intercetta Balla, Boccioni e Severini. Ma dalla poetica futurista non è toccato più di tanto: ne rendono conto, tra i tanti altri, dipinti quali il Camion (1914-1917) e Paesaggio urbano (1925). Alle turbinose, “dinamiche” immagini delle opere futuriste (si pensi alla Città che sale di Boccioni), Sironi oppone scenari aperti su melanconiche vedute, che, anche se cariche d’un sorta di intima solennità, riproducono panorami scarni ed essenziali, nemmeno cromaticamente ravvivati, quanto piuttosto sciolti nelle tinte dei grigi, dell’ocra e delle terre bruciate, che spengono del tutto le sfavillanti onde della luce futurista. Il camion – la stessa fissità delle bottiglie di Morandi – sta immobile sulla strada e al suo volante non si scorge manco il conducente, rappresentato dalla figura che l’osserva a due passi; mentre i palazzi sul fondale fanno da mera cortina paesaggistica. Forse che a qualcuno è venuto in mente il rutilante Dinamismo di un cane al guinzaglio di Balla?
Così in Paesaggio Urbano (1925) , il cielo è di un blu plumbeo, uniforme, quasi una coltre funebre sulla volta celeste di vetusta e gloriosa memoria impressionista. Al centro dell’abitato, un minuscolo tram scorre silenziosissimo sui binari attraverso una strada deserta, sulla quale – occhi spalancati sul nulla – s’aprono le finestre delle case. Non v’è dubbio che il tutto sia pervaso da un senso di melanconia, se non di angoscia, che fa da controcanto al diffuso esistenzialismo avvertito in ben altre sponde. Sul quel medesimo cielo si stagliano le filiformi architetture di ciminiere a ridosso di una fabbrica: un presentimento delle nascenti città industriali non certo gravido di felici aspettative. La presenza umana occorre solo indovinarla, visto che a tradirla non vi appare neppure l’illusoria sembianza d’un manichino dechirichiano.
Gerardo Dottori e Mario Carli
Gerardo Dottori, Un italiano di Mussolini, ritratto aereo di Mario Carli, 1931
Olio su tela. Genova, Galleria d’Arte Moderna.
Olio su tela. Genova, Galleria d’Arte Moderna.
Gerardo Dottori, nacque a Perugia l'11 novembre del 1884 da una famiglia popolare. Nel 1911 andò a Roma dove conobbe Giacomo Balla, aderendo al Futurismo. Nel 1912 riunì il primo gruppo futurista umbro, e nel 1915 partì arruolato per la Grande Guerra.
Nel 1924 fu il primo futurista ad esporre alla Biennale di Venezia. Nel corso della sua vita Dottori parteciperà in tutto a 10 edizioni della Biennale. Il suo apporto maggiore al movimento futurista fu dedicato all'Aeropittura: ne figurò infatti tra i firmatari del Manifesto dell'aeropittura (firmato dal solo Marinetti nel 1929), sottoscritto nel 1931 insieme a Marinetti, Balla e Prampolini, i maggiori esponenti del movimento |
Mario Carli nacque a San Severo il 30 dicembre 1888 e morì a Roma il 9 settembre 1935. Carli fu uno scrittore, giornalista e poeta impegnato sul fronte politico e militare.
Lo scrittore militò nelle battaglie ideologiche della sua epoca e partecipò alle sperimentazioni futuriste. Infatti contribuì insieme a Filippo Tommaso Marinetti, alla sua componente politica. In seguito allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolò volontario in un reparto di zappatori. Nel 1917 con l’istituzione del corpo degli Arditi (fiamme nere) fece parte del 18º reparto d’assalto. |
Da semplice soldato divenne capitano del Regio Esercito e conquistò una medaglia d’argento al valore. Partecipò all’impresa di Fiume e portò avanti l’esperienza delle fiamme nere anche dopo la fine della guerra. Dopo la Marcia su Roma aderi al facismo portando avanti una linea radicale e intransigente. L’italiano di Mussolini è il titolo di un suo romanzo del 1930.
Fillia, Borgo Vanchiglia e la Taverna del Santopalato
Fillia ovvero Luigi Colombo nacque a Revello il 3 ottobre 1904 e scomparve a Torino il 10 febbraio 1936. Poeta e pittore italiano nel presagio di una breve vita si mosse in modo animato e attivo sul fronte delle avanguardie artistiche, soprattutto abbracciando in tutto lo spirito futurista.
Nel 1922 è coautore del libretto Poesia proletaria e nel 1923 costituisce a Torino i Sindacati Artistici Futuristi, promotori di una rivoluzione proletaria in chiave futurista. Nel 1928 organizza il Padiglione Futurista per l'Esposizione Internazionale di Torino. |
La sua iniziale attività è legata fortemente alla parola, sia nel teatro, sia nella poesia, ma sfocia anche nella pittura, con uno stile legato inizialmente all'astrazione per poi giungere a una figurazione definita cosmica. Nel 1931, con Marinetti, firma il Manifesto della cucina futurista ed espone alla prima Quadriennale di Roma. I moti gastronomici si incarnano nell'apertura della Taverna del Santopalato a Torino, dove vide la luce la cucina rivoluzionaria del futuro.