grattacieli sognati
Futurismo e Razionalismo
Tra gli anni ’20 e ’30 del ‘900, il razionalismo italiano ha intessuto un rapporto complesso con la sperimentazione tecnica, tipologica ed estetica delle avanguardie europee, da un lato, e con le esigenze di auto-rappresentazione del regime fascista, dall’altro. Il legame turbolento tra il razionalismo italiano e il regime fascista si sviluppa per meno di un decennio, prima dell’allontanamento definitivo. La questione fondamentale, che troverà infine una risposta negativa, è se e come l’architettura razionalista può essere la rappresentazione tridimensionale degli ideali della dittatura, in cerca d’identità e di monumenti. Prima ancora che di singoli progettisti e di edifici costruiti, la storia del razionalismo italiano è fatta di raggruppamenti, di movimenti, di esposizioni e di riviste.
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La creazione del Gruppo 7, nel 1926, segna l’avvio di questa breve stagione. Ne fanno parte Luigi Figini (1903-1984), Guido Frette (1901-1984), Sebastiano Larco Silva, Gino Pollini (1903-1991), Carlo Enrico Rava (1903-1985), Giuseppe Terragni (1904-1943) e Ubaldo Castagnoli, che lascia subito il posto ad Adalberto Libera (1903-1963). VI offriamo una selezione di alcuni esponenti maggiori del razionalismo, alcuni provenienti dal'esperienza futurista.
Ottorino Alloisio
Ottorino Alloisio si forma culturalmente a Roma avvicinandosi sin dagli inizi della sua attività progettuale alle posizioni moderniste del gruppo facente capo a Libera e a Terragni, partecipando nel 1928 alla Prima Esposizione Italiana di Architettura Razionale a Roma ed aderendo al MIAR (Movimento Italiano per l'Architettura Razionale).
Attivo a Torino, impegnato sui temi del razionalismo, la sua architettura è caratterizzata sin dal '26 (Concorso per le Terme Littorie) da una spiccato strutturalismo, con una sensibilità che per certi versi lo avvicina alle esperienze espressioniste, e che lo porterà a legarsi attorno agli anni '30 al gruppo dei razionalisti torinesi, a stretto contatto con i futuristi. |
Luciano Baldessari, partecipa al Movimento futurista con Depero nel 1913.
Laureato in architettura nel 1922, dopo alcuni anni di attività a Berlino in campo teatrale e pittorico, torna in Italia, aderendo al MIAR. Partecipa come "isolato" alla Prima Esposizione di architettura razionale a Roma nel 1928: tale definizione lo accompagnerà anche negli anni successivi, sia a causa dello stile di vita che per la flessibilità del suo linguaggio che percorre liberamente strade affini a futurismo, metafisica, 'espressionismo, neoclassicismo e razionalismo. |
Tra il 1929 ed il 1942 opera attivamente nel settore degli allestimenti e dell'architettura: particolarmente significative sono gli interventi realizzati per la ditta De Angeli-Frua e l'arredo del Bar Craja a Milano (in collaborazione con Figini e Pollini), il complesso industriale Italcima, così come i progetti per la "città cinematografica" e quello per l'E-42 romana.
Architetto, aderisce al Movimento futurista all'inizio degli anni '30, collaborando ai periodici "La città nuova" e "Stile futurista", referenti editoriali del gruppo futurista torinese coordinato da Fillia.
Partecipa nel 1933 alla Prima mostra nazionale futurista. Oltre alle sue realizzazioni a La Spezia - città di cui era originario - da segnalare il suo progetto di "ville aumentabili in elevazione", caratterizzate dal fatto di essere "aumentabili col progressivo sviluppo della vita cittadina" (Fillia, La città nuova, 1934 ). |
E'redattore delle riviste La Terra dei Vivi (La Spezia, 1933), La città nuova (Torino, 1934) e Stile futurista (Torino, 1934-36)[1], insieme all'artista e critico Renato Righetti. Nel progetto dell'edificio di Casa Peragallo (1931) depone già i motivi classici per attingere con dinamicità risultati quasi cubisti. Il suo edificio più interessante è soprattutto Casa Bertagna (1933), in via del Torretto, dove il futurismo di Costa sviluppa una propria originalità, rivelatrice di una convinta volontà di rinnovamento linguistico, già molto vicino alla concettualità razionalista.
Nel 1933 espone alla Prima Mostra Nazionale Futurista i suoi disegni della Casa d'Arte, altro edificio tra le sue opere più rappresentative e che costituì un importante centro culturale spezzino. Manlio Costa muore prematuramente a 35 anni nel mese di luglio del 1936 lasciando irrealizzati molti dei suoi progetti.
Nel 1933 espone alla Prima Mostra Nazionale Futurista i suoi disegni della Casa d'Arte, altro edificio tra le sue opere più rappresentative e che costituì un importante centro culturale spezzino. Manlio Costa muore prematuramente a 35 anni nel mese di luglio del 1936 lasciando irrealizzati molti dei suoi progetti.
Clemente Busiri Vici
Clemente Busiri Vici si si colloca fra gli esponenti più insigni delle nuove tendenze architettoniche italiane (metafisica, razionalismo, ecc.).
Accademico nazionale di S. Luca, già Consultore di Roma sotto il Governatorato Boncompagni Ludovisi, Architetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, Consultore della Pontificia Commissione Centrale di Arte Sacra, Commissario Straordinario per l’Accademia dei Virtuosi al Pantheon, membro di numerose Commissioni edilizie ed urbanistiche, ha svolto, in Italia ed all’estero, vasta e proficua attività di progettazione, esecuzione, sistemazioni urbanistiche, restauri ed interventi per delicate ristrutturazioni di ordine storico-artistico. |
Tra gli edifici che si distinguono per impronta innovativa si segnalano Villa Gualino a Torino (1928), progettata insieme al fratello Michele, e la Colonia Marina di Cattolica (1932-1937, oggi "Le Navi"), una delle poche opere di ispirazione futurista realizzate in Italia.
Ettore Sottsass
Ettore Sottsass nasce a Nave San Rocco nel 1892, dopo studi compiuti in Trentino e in Tirolo, dal 1912 al 1914 si stabilisce a Vienna, frequentando i corsi alla Scuola di architettura dell'Accademia di belle arti, sotto la guida dell'architetto Friedrich Ohmann.
Al termine della prima guerra mondiale rientra in Trentino. Nei primi anni venti partecipa a concorsi promossi dalle amministrazioni civili per la ricostruzione postbellica e per i piccoli monumenti architettonici in onore dei caduti; aderisce al Circolo artistico tridentino e prende parte a varie esposizioni regionali. |
Esordisce professionalmente con numerose realizzazioni per edifici pubblici come il palazzo per un Consorzio del pubblico impiego e quello commissionato dalla cooperativa "Giovanni Prati" a Trento, entrambi del 1922-1923, e l'edificio comunale di Varena (provincia di Trento), del 1926, che rappresenta una delle opere più riuscite di Sottsass nel contesto locale. Tra il 1928 e il 1931 esegue i progetti per il municipio di Merano e per lo stabilimento balneare di Bolzano, collaborando con Willy Weyhenmeyer
Si trasferisce a Torino a partire dal 1929. Nel capoluogo piemontese Sottsass partecipa attivamente, con Giuseppe Pagano, Gino Levi-Montalcini, Ottorino Aloisio, Umberto Cuzzi e Giuseppe Gyra alla costituzione del nucleo regionale del MIAR (Movimento italiano per l'architettura razionale). Intensa la partecipazione a concorsi nazionali di alto livello e la realizzazione di opere fondamentali come il Palazzo della Moda di Torino (1936-38) e la Colonia Torino di Marina di Massa (1938). Nel secondo dopoguerra l'attività professionale è caratterizzata da progetti destinati alla ricostruzione del Paese. Questa fase vede il superamento dei criteri monumentalistici che avevano improntato le realizzazioni degli anni trenta, il recupero di riferimenti al contesto originale e una progettazione ispirata ai principi di massima essenzialità. Con il figlio Ettore jr, anch'egli architetto, realizza alcuni progetti a partire dalla seconda metà degli anni quaranta. Nel 1953 condivide con l'ingegner Pier Luigi Nervi la progettazione della sistemazione di Torino Esposizioni (ex Palazzo della Moda). Muore a Torino nel 1953.
Si trasferisce a Torino a partire dal 1929. Nel capoluogo piemontese Sottsass partecipa attivamente, con Giuseppe Pagano, Gino Levi-Montalcini, Ottorino Aloisio, Umberto Cuzzi e Giuseppe Gyra alla costituzione del nucleo regionale del MIAR (Movimento italiano per l'architettura razionale). Intensa la partecipazione a concorsi nazionali di alto livello e la realizzazione di opere fondamentali come il Palazzo della Moda di Torino (1936-38) e la Colonia Torino di Marina di Massa (1938). Nel secondo dopoguerra l'attività professionale è caratterizzata da progetti destinati alla ricostruzione del Paese. Questa fase vede il superamento dei criteri monumentalistici che avevano improntato le realizzazioni degli anni trenta, il recupero di riferimenti al contesto originale e una progettazione ispirata ai principi di massima essenzialità. Con il figlio Ettore jr, anch'egli architetto, realizza alcuni progetti a partire dalla seconda metà degli anni quaranta. Nel 1953 condivide con l'ingegner Pier Luigi Nervi la progettazione della sistemazione di Torino Esposizioni (ex Palazzo della Moda). Muore a Torino nel 1953.
Eugenio Faludi
Eugenio Giacomo Faludi o Jakab Floh in lingua ungherese (Budapest, 1899 – Toronto, 1981) è stato un architetto ungherese naturalizzato italiano. Nato in Ungheria da famiglia italiana, Faludi si trasferì in giovane età in Italia a causa del clima politico e delle persecuzioni razziali. A Roma si diplomò alla Scuola superiore di architettura e aderì al razionalismo italiano; nel 1926 aderì al GUR, Gruppo Urbanisti Romani e successivamente fece parte al MIAR, Movimento Italiano per l'Architettura Razionale. Partecipò alla Prima Esposizione Italiana di Architettura Razionale di Roma del 1928.
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Collaborò alla stesura di diversi concorsi di piani regolatori fra cui quello di Brescia (1928, 2º premio) e di Verona (1932, 1º premio). A Roma adattò gli interni e l'arredamento della nuova sede dell'Accademia Ungherese; a Milano le ville Prandi e Tortoli, la sede del Gruppo «Fabio Filzi» (oggi uffici della Guardia di Finanza) e operò le trasformazioni dei teatri Lirico, Excelsior, Olimpia, Manzoni. Nel 1934 progettò il padiglione della SNIA alla Fiera Campionaria di Milano; a Bari disegnò il Padiglione dei tessili alla Fiera del Levante del 1936. Fra le sue opere stilisticamene più significative la Colonia Montecatini a Marina di Ravenna
Asnago e Vender
Mario Asnago e Claudio Vender iniziano il sodalizio professionale negli anni Trenta del '900, con un'attività che si intensifica particolarmente negli anni della ricostruzione del dopoguerra, in un clima culturale nel quale era ampio il dibattito attorno al razionalismo e ai temi dell'architettura nuova, particolarmente vivace nell'area milanese, anche grazie alla presenza di una realtà produttiva sensibile alle spinte innovative derivate dal diretto contatto con paesi europei.
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Se fino alla metà degli anni Trenta le istanze razionaliste trovano a Milano concreta applicazione negli allestimenti delle Triennali e nell'arredo di negozi ed abitazioni, a partire dalla fine del decennio i due architetti realizzano alcuni edifici per abitazioni e uffici che diventano occasione per affermare una propria, specifica, individualità di linguaggio progettuale. Senza modificare, di fatto, l'assetto urbano derivante da piani regolatori troppo legati ad interessi speculativi, la nuova architettura di Asnago e Vender si riflette nell'abitazione multipiano cosiddetta a "blocco chiuso", tra il bordo stradale - su cui affacciano gli ambienti di rappresentanza - ed il cortile interno.
Asnago e Vender operano attorno a questa condizione affrontando il tema dell'"architettura di facciata" e realizzano alcuni dei più significativi esempi (i palazzi dell'isolato di via Paolo da Cannobio, via Albricci e piazza Velasca), dove accanto alla semplificazione del linguaggio compositivo e all'articolazione dell'impianto planimetrico si affiancano il ricorso a tecnologie moderne e raffinate soluzioni per il comfort abitativo dei destinatari e della committenza borghese.
Un complesso percorso di ricerca, sperimentato in particolare a Milano, con la varietà di forme e materiali, nello sviluppo dei prospetti e nell'attenta cura dei dettagli, su trame compositive nelle quali il tema del piano di facciata è il campo privilegiato della ricerca di una sperimentazione architettonica espressione di una poetica minimalista.
Asnago e Vender operano attorno a questa condizione affrontando il tema dell'"architettura di facciata" e realizzano alcuni dei più significativi esempi (i palazzi dell'isolato di via Paolo da Cannobio, via Albricci e piazza Velasca), dove accanto alla semplificazione del linguaggio compositivo e all'articolazione dell'impianto planimetrico si affiancano il ricorso a tecnologie moderne e raffinate soluzioni per il comfort abitativo dei destinatari e della committenza borghese.
Un complesso percorso di ricerca, sperimentato in particolare a Milano, con la varietà di forme e materiali, nello sviluppo dei prospetti e nell'attenta cura dei dettagli, su trame compositive nelle quali il tema del piano di facciata è il campo privilegiato della ricerca di una sperimentazione architettonica espressione di una poetica minimalista.
BBPR
BBPR era la sigla che indicava il gruppo di architetti italiani costituito nel 1932 da Gian Luigi Banfi (1910 - 1945), Lodovico Barbiano di Belgiojoso (1909 - 2004), Enrico Peressutti (1908 - 1976), Ernesto Nathan Rogers (1909 - 1969). Laureatisi al Politecnico di Milano, nei loro lavori iniziali seguono i temi del razionalismo italiano degli anni trenta, anche se non fanno parte integrante del Movimento principale "Gruppo 7" e MIAR, collaborano per alcuni progetti con Figini e Pollini; questi canoni compositivi sono ben leggibili in un edificio esemplare come la colonia elioterapica di Legnano (1938).
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Ancora a Legnano realizzano unità abitative popolari, il cosiddetto quartiere operaio Le Grazie (1940-1942).Si distinguono per vari piani urbanistici, Piano regolatore di Pavia (1932), Piano turistico dell'Isola d'Elba (1939), e soprattutto per il più importante e di ampio respiro il piano regolatore della Valle d'Aosta (1936-1937). In questo periodo partecipano attivamente alla polemica sorta tra razionalisti e tradizionalisti e in un primo tempo, al pari di altri, ritengono di poter sostenere lo scontro per la libertà di espressione e per il trionfo dell'architettura moderna all'interno del fascismo, ma dopo l'introduzione delle leggi razziali del 1938 che colpiscono anche un loro collaboratore, gli architetti del BBPR abbracciano i valori della Resistenza.
Franco Albini
Franco Albini (Robbiate, 17 ottobre 1905 – Milano, 1º novembre 1977) è stato un architetto, urbanista, designer e accademico italiano, uno dei più importanti e rigorosi architetti italiani del XX secolo, aderente al Razionalismo italiano, riconosciuto internazionalmente attraverso un’ampia pubblicistica delle sue opere. Figlio di un ingegnere, nel 1929 si laureò in Architettura al Politecnico di Milano, Nel 1931 iniziò una propria attività professionale con studio associato con gli architetti Giancarlo Palanti e Renato Camus, realizzando nei primi anni principalmente progetti di mobili d'arredamento.
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Entrò presto in contatto con l'ambiente di Casabella (nel 1932 l'incontro con Edoardo Persico), che in quegli anni ebbe il ruolo di vero crogiolo dell'architettura del Razionalismo italiano.
Agostino Carlo Griffini
Agostino Carlo Griffini detto Enrico Agostino Griffini o solamente Enrico Griffini (Venezia, 19 agosto 1887 – Milano, 22 agosto 1952) è stato un architetto, ingegnere e accademico italiano.
Figura di spicco nell'architettura del Novecento e considerato tra i pionieri del razionalismo italiano. Operò principalmente nella città di Milano dopo avere conseguito, nel 1910, la laurea in Ingegneria industriale elettrotecnica presso IL Regio Istituto tecnico superiore, oggi Politecnico di Milano. Nel 1927, dopo in visita di studio a Stoccarda presso il nuovo quartiere modello Weißenhofsiedlung, abbracciò il movimento del razionalismo. aderendo poi al Movimento italiano per l'architettura razionale, il MIAR. |
Mario Gardella
Mario Gardella, detto Ignazio (Milano, 30 marzo 1905 – Oleggio, 15 marzo 1999) è stato un architetto, ingegnere, designer e accademico italiano. La lunga attività professionale, che iniziò prima della laurea alla fine degli anni venti con il padre Arnaldo Gardella, produsse un'enorme quantità di progetti e realizzazioni, in particolare alcuni lavori di edilizia ospedaliera e assistenziale commissionati da Teresio Borsalino, figlio del fondatore dell'omonima azienda e prozio di Aura Usuelli, moglie di Ignazio Gardella dal 1933. Tra i primi edifici il Dispensario antitubercolare di Alessandria (1934-38) considerato uno dei capolavori dell'architettura razionalista italiana.
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Gaetano Minnucci
Gaetano Minnucci (Macerata, 10 marzo 1896 – Roma, 1º maggio 1980) è stato un ingegnere e architetto italiano.
Nel 1928 è tra gli organizzatori della "Prima esposizione Italiana di Architettura Razionale", tenutasi a Roma. Dal 1928 al 1934 fu redattore nella rivista sindacale degli ingegneri e dal 1931 al 1935 nella rivista sindacale degli architetti L'Architettura; sempre in quegli anni collaborò con l'Enciclopedia Italiana compilando diverse voci per l'architettura tecnica. |
l suo progetto per il Palazzo degli Uffici, destinato a ospitare tutti i servizi sia tecnici che amministrativi e la direzione generale dell'Esposizione Universale di Roma E42, fu approvato da una commissione composta da Marcello Piacentini, Cipriano Efisio Oppo, Enrico Del Debbio, Salatino, Bonomi e Caffarelli. Costruito dal fido collaboratore Pietro Ferri, sarà il primo edificio ad essere realizzato per il futuro quartiere dell'EUR. I lavori per lo scavo delle fondamenta iniziano nel dicembre del 1937 e in poco meno di due anni la costruzione è ultimata.
Figini e Pollini
Luigi Figini (1903 – 1984) e Gino Pollini (1903 – 1991) sono stati due architetti italiani del XX secolo legati da un sodalizio durato più di 50 anni. Le loro storie professionali sono quindi inscindibili l'una dall'altra e sono legate alle opere che congiuntamente hanno progettato e realizzato. Entrambi laureatisi in architettura al Regio Istituto Tecnico Superiore (in seguito Politecnico di Milano) negli anni venti del Novecento, aprono assieme lo studio professionale nel 1926 a Milano, mentre divengono tra i fondatori del Gruppo 7 e membri del MIAR. Nel 1930 presentano la Casa Elettrica alla IV Triennale di Monza a cui segue la Villa-studio per un artista presentata alla V Triennale di Milano del 1933 che in qualche modo si riallacciava al disegno del padiglione di Ludwig Mies van der Rohe di Barcellona di quegli anni.
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Nel 1934/35 realizzano le officine Olivetti ad Ivrea con le quali iniziarono una collaborazione che si protrarrà sino a tutti gli anni cinquanta del Novecento: 1939/40 - Asilo nido e casa popolare al Borgo Olivetti; 1940/42 - Case per impiegati; 1954/57 - Fascia di servizi sociali; interventi questi ultimi che assumevano rilevanza anche urbanistica. Sempre di quegli anni è la Madonna dei Poveri a Milano forse la loro opera più significativa dove si reinterpretano le antiche luci mistiche delle basiliche paleocristiane attraverso un disegno scarno dello spazio, dei volumi dei particolari architettonici. Altre realizzazioni di sicuro valore sono del 1960/63 il complesso industriale della Manifattura Ceramica Pozzi, Sparanise e a Ferradina ed alcuni palazzi per uffici ed abitazioni a Milano a cavallo degli anni cinquanta-sessanta del Novecento.
Carlo Mollino nasce a Torino il 6 maggio 1905. Figlio di Eugenio Mollino, ingegnere, architetto e costruttore genovese. Nel 1930, non ancora laureato, progetta la casa per vacanza a Forte dei Marmi e riceve il premio "G. Pistono" per l'Architettura. Tra il 1933 e il 1948, lavora nello studio del padre e vince la gara per la sede della Federazione Agricoltori di Cuneo, il primo premio al Concorso per la Casa del Fascio di Voghera e, in collaborazione con lo scultore Umberto Mastroianni, il primo premio per il Monumento ai Caduti per la Libertà di Torino collocato nel Campo della Gloria del Cimitero Generale di Torino.
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Mollino è stato, oltre che architetto e designer, anche pilota di aeroplani e di auto da corsa, scrittore, fotografo. Ottimo sciatore, divenne nel 1942 maestro di sci e nel dopoguerra presidente della CoScuMa (Commissione delle Scuole e dei Maestri di Sci) della F.I.S.I., nel 1951 scrisse il trattato Introduzione al discesismo dalle cui pagine emerge appieno tutta la sua personalità inquieta, fantasiosa, bizzarra. Dopo avere pubblicato nel 1948 i volumi Architettura, arte e tecnica, nel 1953 vinse il concorso a professore ordinario e ottenne la cattedra di Composizione architettonica, che conservò fino alla morte. Nel 1957 partecipò al Comitato organizzativo della XI Triennale di Milano.
- 1933: Sede Unione Provinciale Agricoltori, Cuneo
- 1937: Società Ippica Torinese, Torino (demolita nel 1960)
- 1946: Slittovia del lago Nero, Sauze d'Oulx
- 1950: Messaggio dalla camera oscura
- 1952: Villa Cattaneo Agra, Varese
- 1952: Auditorium Rai Arturo Toscanini, Torino
- 1953: Casa per appartamenti, Aosta
- 1955: Casa del Sole, Cervinia
- 1957:Casa Fiorini, Torino (progettata per l'amico Claudio Fiorini, 1957 - 1961
- 1958: Ristrutturazione della palazzina dell'Aeroporto di Torino-Aeritalia
- 1964: Camera di Commercio di Torino - 1972
- 1973: Teatro Regio di Torino
Nei primi anni '50 Mollino si dedica al mondo automobilistico con progetti quali il celebre pullman Nube d'Argento (1954) commissionato dalla Agip-Gas, dismesso definitivamente negli anni '90, e il Bisiluro (1955), l'auto da competizione con cui supera la rigida selezione della 24 Ore di Le Mans. Carlo Mollino con la sua auto da corsa "Osca 1100", vince nella sua categoria la "24 ore di Leman" del 1954.
Con l'automobilismo ed il discesismo con gli sci, l'aeronautica costituisce uno degli interessi sportivi da cui Mollino ha tratto maggiore ispirazione per la sua architettura.
Documentato da una mole incredibile di disegni, cataloghi, riviste e libri specializzati, corrispondenze e fotografie, questo filone di interesse può essere fatto risalire idealmente agli anni `20, quando il padre, amministratore della SPA, (una società dell'Ansaldo) uno dei promotori del VUM, il Volo Muscolare Umano, lo portava all'aerodromo torinese di Mirafiori a vedere le gare di acrobazia aerea, a visitare i capannoni e gli hangar alla periferia della città, allora all'avanguardia in Italia in campo aeronautico. Aviatore acrobatico egli stesso, amico ed allievo dell'ex-campione del mondo Albert Ruesch, Mollino, con la collaborazione dell'ingegnere Luigi Faraggiana e di altri tecnici, negli anni `50 e `60 progetta aerei, brevetta sistemi di sdoppiamento dei comandi (cloche jodel) e inverosimili apparecchi per il calcolo grafico dei percorsi; progetta e realizza decorazioni policrome di aerei per sé e per i suoi amici, e disegna manifesti per i campionati di acrobazia in cui è coinvolto.
Mollino avrebbe anche dovuto scrivere una storia dell'aeronautica per la quale aveva raccolto una documentazione ponderosa, ma la morte ne impedì la stesura definitiva.
Documentato da una mole incredibile di disegni, cataloghi, riviste e libri specializzati, corrispondenze e fotografie, questo filone di interesse può essere fatto risalire idealmente agli anni `20, quando il padre, amministratore della SPA, (una società dell'Ansaldo) uno dei promotori del VUM, il Volo Muscolare Umano, lo portava all'aerodromo torinese di Mirafiori a vedere le gare di acrobazia aerea, a visitare i capannoni e gli hangar alla periferia della città, allora all'avanguardia in Italia in campo aeronautico. Aviatore acrobatico egli stesso, amico ed allievo dell'ex-campione del mondo Albert Ruesch, Mollino, con la collaborazione dell'ingegnere Luigi Faraggiana e di altri tecnici, negli anni `50 e `60 progetta aerei, brevetta sistemi di sdoppiamento dei comandi (cloche jodel) e inverosimili apparecchi per il calcolo grafico dei percorsi; progetta e realizza decorazioni policrome di aerei per sé e per i suoi amici, e disegna manifesti per i campionati di acrobazia in cui è coinvolto.
Mollino avrebbe anche dovuto scrivere una storia dell'aeronautica per la quale aveva raccolto una documentazione ponderosa, ma la morte ne impedì la stesura definitiva.
Egli partecipò attivamente alla vita dell'Aero Club Torino ricoprendovi tra l'altro la carica di membro del Consiglio Direttivo ed occupandosi di tutte le attività costruttive dell'associazione. Nel 1956 consegue il brevetto di primo grado ed acquista il suo primo aereo uno Jodel D111. Nel 1958 fece eseguire, su progetto proprio, le opere di ristrutturazione e sistemazione della sede sul campo dell'Aeritalia, una nuova cucina, un bar con relativo banco di servizio (che rivestì in modo economico con carta da parati e lastre di vetro), servizi più numerosi e distribuiti funzionalmente, un riparo aperto per le auto, una nuova pensilina per il cancello d'ingresso.
Fino alla sua morte nel 1973, Mollino è noto a livello internazionale soprattutto per i suoi arredi - pezzi unici o limited edition, oggi oggetti di culto battuti nelle aste più prestigiose - e per i suoi scatti erotici. Prima con una Leica, poi con una Polaroid, non ha mai smesso di fotografare: dagli interni delle case negli anni ’30 e ’40 alla creazione di collage e fotomontaggi in cui cavalli bianchi galoppano davanti ai suoi edifici fino alle oltre 1.300 polaroid recuperate tra i suoi effetti personali dopo la morte che ritraggono donne (vestite o seminude) in interni eleganti messe in posa da lui stesso: adagiate su una poltrona, nascoste dietro a una tenda di velluto, sdraiate su un tappeto…