barriera di milano
Nome: Torri Di Vittorio
Località: Torino - Piemonte Ubicazione: Ex piazzale del dazio, nel triangolo compreso fra corso Vercelli, corso Giulio Cesare e via Stefano Tempia Tipolologia: Uso misto residenziale e commerciale Piani: 21 fuori terra + tetto terrazzato Altezza: Metri 71 Progettista: Ingegneri Piero Amore, Vincenzo Bossuto, Aldo Rizzotti, Giovanni Milone e Renato Musso Realizzazione: Cooperativa Giuseppe Di Vittorio Committente: Comune di Torino Anno di realizzazione: 1980 |
Note: Le 4 torri sorgono sull'area una volta occupata dal dazio nord e rappresentano un primo esempio di un'edilizia pubblica innovativa, poiché sono state realizzate utilizzando la tecnologia coffrage tunnel in cemento armato, già usata in Francia.
Gli edifici si compongono di due moduli doppi di torri che contano 21 piani sormontati da un tetto pensile su cui campeggiano due grandi insegne pubblicitarie.
Le torri sono di particolare impatto visivo, in quanto sono il primo elemento architettonico significativo per coloro che entrano in città dall'autostrada A4 Torino-Milano, che termina proprio in corrispondenza dell'area degli edifici.
Gli edifici si compongono di due moduli doppi di torri che contano 21 piani sormontati da un tetto pensile su cui campeggiano due grandi insegne pubblicitarie.
Le torri sono di particolare impatto visivo, in quanto sono il primo elemento architettonico significativo per coloro che entrano in città dall'autostrada A4 Torino-Milano, che termina proprio in corrispondenza dell'area degli edifici.
Nome: Grattacielo Reale Assicurazioni
Località: Torino - Piemonte Ubicazione: Corso GIulio Cesare Tipolologia: Centro direzionale Piani: 14 piani fuori terra + tetto terrazzato Altezza: Metri 48 al tetto Progettista: Ignoto Realizzazione: Ignota Committente: Reale Assicurazioni Anno di realizzazione: 2006 Note: Il Centro Direzionale, edificato tra il 2003 e il 2006, è composto da quattro edifici di 14, 8, 4 e 3 piani fuori terra, a destinazione direzionale/commerciale, oltre a tre piani interrati ad uso magazzino e autorimessa serviti da impianti ascensore ed un'area a parcheggio esterna al piano terra. Ogni piano è stato realizzato con due locali "Open Space" suddivisi da un corridoio comune dotato su entrambi i lati di pareti attrezzate. Le facciate degli edifici sono di tipo continuo in alluminio e vetro camera con stratificato ad alte prestazioni energetiche. |
Nome: Torre Derna
Località: Torino - Piemonte Ubicazione: Piazza Derna Tipolologia: Residenziale e uffici Piani: 11 fuori terra + piano attico sotto tetto mansardato Altezza: Metri 37 Progettista: Ignoto Realizzazione: Ignota Committente: Privato Anno di realizzazione: 1965 Note: La torre s'impone per il suo stile sobrio ed elegante sull'intera Piazza Derna, ed è stato il primo edificio alto della Barriera di Milano a superare in elevazione le case dei vicini quartieri popolari di Corso Taranto e della Falchera. |
falchera
Nome: Le 16 Torri Bianche della Falchera Nuova
Località: Torino - Piemonte Ubicazione: Via degli Ulivi. Oltre ai comuni di Mappano e Settimo, la Falchera confina dunque con i quartieri del Villaretto e di Pietra Alta assieme ai quali condivide buona parte dell'Oltrestura torinese Tipolologia: Residenziale Piani: 10 piani fuori terra Altezza: Metri 35 al tetto Progettista: Architetti Amedeo Albertini, Nello Renacco, Sergio Nicola, Francesco Dolza e Guido Barba Navaretti Realizzazione: Ignota Committente: Gescal e Iacp Anno di realizzazione: 1971/1973 |
Note: Il quartiere di Falchera nasce come caso pilota della “legge Fanfani” (1949) e del «Piano incremento occupazione operaia case per lavoratori»; pensato per seimila abitanti, è collocato all’estremità nord del territorio comunale, isolato e “autosufficiente”. Si sviluppa lungo Via degli Ulivi (numeri civici 15, 17, 19, 21, 23, 29, 31, 33, 35, 37, 106, 108, 110, 112, 114, 116). L’impianto urbanistico del 1951 – di Giovanni Astengo, Sandro Molli-Boffa, Mario Passanti, Nello Renacco e Aldo Rizzotti – modellato su esempi nordeuropei, prevede un impianto “a fiore”, variamente articolato, che disegna spazi complessi e con caratteri di “domesticità”, con edifici di tre piani.
Il quartiere è ampliato verso nord tra gli anni ‘60 e i primi anni ‘70 – su disegno ancora di Rizzotti (capogruppo), Mario Bianco, Sergio Nicola e Augusto Romano – facendo ricorso a sistemi di prefabbricazione. Il limite esterno della Falchera viene spostato verso la campagna per mezzo di edifici in linea di quattro piani dalla disposizione planimetrica che si richiama, con differenti dimensioni e qualità architettonica, all’impianto originario, e concluso (1971-73) dall’inserimento di sedici torri di dieci piani (civici 15-29: Amedeo Albertini, Nello Renacco, Sergio Nicola; civici 31-116: Francesco Dolza, Guido Barba Navaretti). Gli edifici a torre, strettamente vincolati dalle richieste Gescal e Iacp, sono molto simili tra loro e con uguale orientamento; a pianta quadrata, presentano facciate piane, soltanto leggermente articolate alle rientranze delle logge, e coperture a quattro falde (un po’ più complesse nel caso delle cinque torri più a nord, opera del gruppo di Albertini).
A dispetto di soluzioni architettoniche fortemente condizionate da costi e tecnologie, l’allineamento delle torri della Falchera segna con efficacia il margine della città verso la campagna e le infrastrutture.
Il quartiere è ampliato verso nord tra gli anni ‘60 e i primi anni ‘70 – su disegno ancora di Rizzotti (capogruppo), Mario Bianco, Sergio Nicola e Augusto Romano – facendo ricorso a sistemi di prefabbricazione. Il limite esterno della Falchera viene spostato verso la campagna per mezzo di edifici in linea di quattro piani dalla disposizione planimetrica che si richiama, con differenti dimensioni e qualità architettonica, all’impianto originario, e concluso (1971-73) dall’inserimento di sedici torri di dieci piani (civici 15-29: Amedeo Albertini, Nello Renacco, Sergio Nicola; civici 31-116: Francesco Dolza, Guido Barba Navaretti). Gli edifici a torre, strettamente vincolati dalle richieste Gescal e Iacp, sono molto simili tra loro e con uguale orientamento; a pianta quadrata, presentano facciate piane, soltanto leggermente articolate alle rientranze delle logge, e coperture a quattro falde (un po’ più complesse nel caso delle cinque torri più a nord, opera del gruppo di Albertini).
A dispetto di soluzioni architettoniche fortemente condizionate da costi e tecnologie, l’allineamento delle torri della Falchera segna con efficacia il margine della città verso la campagna e le infrastrutture.
vallette
Le Vallette è un quartiere situato nell'estrema periferia nord-ovest della città. La zona rimase prettamente rurale per lunghissimo tempo, ma sul finire degli anni cinquanta, e nei primi anni sessanta del XX secolo, nacque il quartiere operaio, sotto la spinta della grande migrazione dalle regioni dell'Italia meridionale. Il piano urbanistico fu del 1957 e si deve all'ing. Gino Levi-Montalcini, coordinatore degli architetti Nello Renacco, Aldo Rizzotti, Gianfranco Fasana, Nicola Grassi e Amilcare Raineri. I lavori iniziarono nel 1958 e le prime case furono consegnate nel 1961, mentre le ultime vennero consegnate nell'anno 1968, per ritardi nelle costruzioni e vari intoppi burocratici. Fu uno dei principali esempi dei piani previsti nel secondo settennato dell'INA-Casa. Coordinato dalla Commissione per l'Edilizia Popolare (CEP) e appaltato dall'Istituto Autonomo per le Case Popolari (IACP), l'intervento prevedeva la realizzazione di 16.500 vani su una superficie di 71 ettari, divisa in 12 lotti, su cui si alternano blocchi residenziali, ma erano anche programmati servizi e verde pubblico, per un totale di ventimila abitanti previsti a regime. Il complesso edificato presentò eterogeneità tra i vari lotti, dalle case a schiera di sei-sette piani tra corso Ferrara e via delle Pervinche (Gino Levi-Montalcini, Felice Bardelli, Carlo Angelo Ceresa, Domenico Morelli, Mario Passanti, F. Vaudetti) e Le Torri di 11 piani fuori terra, che raggiungono i 40 metri d'elevazone, con ampie corti interne e tetti a falde sporgenti. Sorgono nella zona tra via delle Primule e viale dei Mughetti, e furono progettate da Augusto Cavallari Murat, Roberto Gabetti, Aimaro Isola, Giorgio Raineri. La scelta di una zona lontana dal centro storico sollevò polemiche ed opinioni contrastanti, che videro nel nuovo quartiere una scelta di segregazione sociale, ghettizzazione ed alienazione dei migranti.
MIRAFIORI
A partire dagli anni '70 del secolo scorso i quartieri di MIrafiori Nord e Sud videro emergere una "fitta schiera" di case alte, esperimento di urbanizzazione residenziale e popolare, che generò interi quartieri, ma non espresse mai veri grattacieli, in linea con i piani urbanistici che contenevano rigorosamente le altezze del costruito sotto i 16 piani.
Note: Realizzata tra il 1970 e il 1974, rappresenta la declinazione architettonicamente più interessante, con echi della cultura Pop, del disegno del locale Piano di zona, che comprende, oltre che a quella di Jaretti e Luzi, le torri del Centro Europa. Nel trattamento delle facciate dell’edificio si evidenzia l’adesione all’estetica della cultura Pop, in collaborazione con esponenti dell’Arte povera, come Gilberto Zorio. La maglia strutturale di pilastri cilindrici binati è colorata di nero, mentre i riquadri da questa delimitati sono rivestiti da mattonelle policrome, originariamente fluorescenti, che nelle intenzioni avrebbero dovuto mutare colore in funzione delle variazioni atmosferiche (gli originari colori blu e rosa si stabilizzarono sui toni del grigio e del giallo); i parapetti metallici verniciati di rosso, gli armadietti esterni dal disegno “a garitta” in vetroresina turchese, le tende arancioni, la piscina sul tetto contribuiscono all’aspirazione di elevare gli standard estetici della “città senza qualità”
Mirafiori Centro Europa 1968 - 1974
Un quartiere di edilizia convenzionata che tenta metodi di prefabbricazione nuovi da applicare poi su vasta scala; programma disatteso nelle successive esperienze di edilizia convenzionata.
Sorto in seguito alla convenzione stipulata fra la fabbrica UPIR e il Comune di Torino ai sensi della legge 167, il Centro Europa fu articolato in grandi edifici a undici piani fuori terra realizzati tramite un sistema di prefabbricazione che consentì una sensibile riduzione dei costi, ai quali si aggiunsero nel tempo altre "case alte" sino a 15 piani nella zona, sino ai nostri giorni.
Sorto in seguito alla convenzione stipulata fra la fabbrica UPIR e il Comune di Torino ai sensi della legge 167, il Centro Europa fu articolato in grandi edifici a undici piani fuori terra realizzati tramite un sistema di prefabbricazione che consentì una sensibile riduzione dei costi, ai quali si aggiunsero nel tempo altre "case alte" sino a 15 piani nella zona, sino ai nostri giorni.
Il quartiere di edilizia convenzionata Centro Europa nasce sul finire degli anni sessanta ai confini sud occidentali della città, fra gli assi di corso Tazzoli e via Rubino, non lontano dagli stabilimenti Fiat Mirafiori. Le torri, tutte dall’identica impronta planimetrica “a farfalla”, sono collegate a coppie da blocchi edilizi di tre piani, mentre un percorso porticato continuo, addossato esternamente ai volumi costruiti, lega insieme la quasi totalità del complesso, attestandosi in piazza Guala.
Il progetto è elaborato dall’architetto Adolfo Balma. L’intervento è attuato in un periodo in cui l’elevata domanda di abitazioni innescata dal boom economico induce diverse imprese a definire nuovi sistemi di prefabbricazione, allo scopo di individuare metodi congeniali a essere adottati nell’ambito di programmi da sviluppare su ampia scala. I componenti edilizi appositamente prodotti dagli stabilimenti UPIR consentono la realizzazione del quartiere, composto da blocchi di grandi caseggiati a undici piani fuori terra disposti a U lungo il perimetro dell’area interessata quasi senza soluzione di continuità, schermando singoli edifici di uguale altezza dislocati fra l’alternanza di ampi spazi verdi. La tecnica costruttiva utilizzata garantisce una significativa riduzione dei costi, tanto da rendere disponibili appartamenti di tipo signorile a prezzi decisamente inferiori in confronto a quelli della coeva edilizia privata. La fiducia nella possibilità di una costruzione seriale da utilizzare poi su vasta scala a costi contenuti è riposta nell’impiego di nuovi metodi di prefabbricazione pesante, da sostituire a quelli di importazione francese ormai superati.
Il progetto è elaborato dall’architetto Adolfo Balma. L’intervento è attuato in un periodo in cui l’elevata domanda di abitazioni innescata dal boom economico induce diverse imprese a definire nuovi sistemi di prefabbricazione, allo scopo di individuare metodi congeniali a essere adottati nell’ambito di programmi da sviluppare su ampia scala. I componenti edilizi appositamente prodotti dagli stabilimenti UPIR consentono la realizzazione del quartiere, composto da blocchi di grandi caseggiati a undici piani fuori terra disposti a U lungo il perimetro dell’area interessata quasi senza soluzione di continuità, schermando singoli edifici di uguale altezza dislocati fra l’alternanza di ampi spazi verdi. La tecnica costruttiva utilizzata garantisce una significativa riduzione dei costi, tanto da rendere disponibili appartamenti di tipo signorile a prezzi decisamente inferiori in confronto a quelli della coeva edilizia privata. La fiducia nella possibilità di una costruzione seriale da utilizzare poi su vasta scala a costi contenuti è riposta nell’impiego di nuovi metodi di prefabbricazione pesante, da sostituire a quelli di importazione francese ormai superati.
Nome: Condominio Traiano
Località: Torino - Piemonte
Ubicazione: Corso Unione Sovietica
Tipolologia: Residenziale e commerciale
Piani: 14 fuori terra + terrazzo coperto
Altezza: Metri 49
Progettista: Sconosciuto
Realizzazione: Ignota
Committente: Privato
Anno di realizzazione: 1972/1973
Località: Torino - Piemonte
Ubicazione: Corso Unione Sovietica
Tipolologia: Residenziale e commerciale
Piani: 14 fuori terra + terrazzo coperto
Altezza: Metri 49
Progettista: Sconosciuto
Realizzazione: Ignota
Committente: Privato
Anno di realizzazione: 1972/1973
Nome: Complesso Residenziale
Località: Torino - Piemonte Ubicazione: Strada del Portone Tipolologia: Residenziale Piani: 11 fuori terra Altezza: Metri 40 circa Progettista: Studio Ammirante Realizzazione:CEI Costruzioni Generali S.p.a. Committente: Cincquegi S.r.l e Fodnamenta SGR p.A Anno di realizzazione: 2021 - 2022 |
Nome: Torri Pitagora
Località: Torino - Piemonte Ubicazione: Incrocio tra i corsi Siracusa, Orbassano e Cosenza Tipolologia: Residenziale e commerciale Piani: 10 fuori terra + tetto terrazzato Altezza: Metri 35 Progettista: Architetti Sergio Jaretti ed Elio Luzi Realizzazione: Impresa Ediile Manolino Committente: Privato Anno di realizzazione: 1964/1965 |
Note: Sorte tra il 1964 e il 1965 a Mirafiori Nord, sono frutto del collaudato sodalizio tra l'architetto Elio Luzi e Sergio Jaretti Sodano, che realizzeranno anche la famosa Torre Mirafiori e il complesso edilizio circostante denominaato Centro Europa.
Il fulcro dell’aggregazione è costituito dal vano scala emergente, attorno a cui la distribuzione delle unità abitative si compone liberamente, secondo schemi planimetrici diversificati. Alla varietà in pianta, che consente un utilizzo convincente dell’illuminazione esterna e, insieme, di soddisfare le richieste della clientela, corrisponde la varietà dei prospetti, in graduale trasformazione dal basso in alto, con piani ripetuti e accorpati secondo la sequenza 4-3-2. Alla struttura in calcestruzzo armato a vista corrisponde il tamponamento in mattoni paramano apparecchiati di coltello, secondo la scelta decorativa – consueta per gli architetti soprattutto negli edifici realizzati con l’Impresa Manolino – di mostrare l’incavo, tradizionalmente destinato ad accogliere la malta, quale elemento dal forte carattere decorativo. Altri particolari costruttivi, come le ringhiere in vetro retinato agganciate alle pareti tramite staffe, costituiscono un’ulteriore testimonianza, all’interno di un cantiere edilizio per altri versi pienamente industrializzato, di un approccio liberamente “artigianale” e del linguaggio, singolare e fortemente personalizzato.
Il fulcro dell’aggregazione è costituito dal vano scala emergente, attorno a cui la distribuzione delle unità abitative si compone liberamente, secondo schemi planimetrici diversificati. Alla varietà in pianta, che consente un utilizzo convincente dell’illuminazione esterna e, insieme, di soddisfare le richieste della clientela, corrisponde la varietà dei prospetti, in graduale trasformazione dal basso in alto, con piani ripetuti e accorpati secondo la sequenza 4-3-2. Alla struttura in calcestruzzo armato a vista corrisponde il tamponamento in mattoni paramano apparecchiati di coltello, secondo la scelta decorativa – consueta per gli architetti soprattutto negli edifici realizzati con l’Impresa Manolino – di mostrare l’incavo, tradizionalmente destinato ad accogliere la malta, quale elemento dal forte carattere decorativo. Altri particolari costruttivi, come le ringhiere in vetro retinato agganciate alle pareti tramite staffe, costituiscono un’ulteriore testimonianza, all’interno di un cantiere edilizio per altri versi pienamente industrializzato, di un approccio liberamente “artigianale” e del linguaggio, singolare e fortemente personalizzato.
Nome: Le Torri
Località: Torino - Piemonte Ubicazione: Corso Tazzoli Tipolologia: Direzionale Piani: 10 fuori terra Altezza: Metri 35 Progettista: Picco Architetti Realizzazione: Project Committente: PRO.IND s.r.l. Anno di realizzazione: 2014 |
Mirafiori Sud
Dalla seconda metà del secolo scorso il sovraffollamento dovuto all'inurbazione degli emigrati, creò la necessità di costruire complessi di edilizia popolare atti ad accogliere migliaiai di maestranze che lavoravano negli stabilimenti della FIAT e in quelli del grande indotto industriale. Nacquero così interi quartieri con edifici compresi fra i 10 e i 15 piani, come ad esempio quello di Via Artom e quello di Via Onorato Vigliani.