i primi grattacieli
Se cerchiamo il significato di grattacielo su Wikipedia, appare evidente quali siano oggi i termini di riferimento: “Viene considerato un grattacielo qualsiasi edificio di altezza superiore ai 100 metri. Tuttavia al di là della misurazione dell’altezza in metri è di uso comune considerare come grattacieli tutti quegli edifici che superino i 15 piani di altezza“. Agli inizi del secolo scorso si ragionava in modo diverso.
Ed ecco il progetto che diede il via alla grande scalta, Il Grattanuvole del 1909, mai realizzato: una struttura multipiano, in puro stile liberty, di circa 50 metri d'altezza, per 13 piani. Il primo grattacielo italiano sarebbe sorto in Piazza San Giovanni in Conca, oggi largo Missori.
Ed ecco il progetto che diede il via alla grande scalta, Il Grattanuvole del 1909, mai realizzato: una struttura multipiano, in puro stile liberty, di circa 50 metri d'altezza, per 13 piani. Il primo grattacielo italiano sarebbe sorto in Piazza San Giovanni in Conca, oggi largo Missori.
Achille Manfredini e il primo grattacielo d'italia a Milano
Achille Manfredini - Grattanuvole e Casa Lancia
Di Achille Manfredini, anche la bellissima Casa Lancia (nella foto sopra) occupata dal Banco Jarach, in via Bocchetto, edificio a destinazione mista di soli 30 metri, realizzato tra il 1905 e il 1906, sostituita fra il 1939 e il 1940 dal Banco di Roma, in stile razionalista o meglio littorio. Manfredini ricorse al cosiddetto piano libero, una soluzione particolarmente innovativa che incontrò notevole fortuna: avvalendosi di travi di luce considerevole, ma interamente comprese entro l’altezza del solaio (una sorta di moderne travi a spessore), poté diradare la maglia dei pilastri e disporre di ampi spazi suddivisibili a seconda delle esigenze mediante pareti non portanti. Tra le opere di Manfredini nel capoluogo lombardo, la più nota è il complesso del Diana Kursaal, in zona Porta Venezia, tra viale Monforte, oggi via Piave, e via Mascagni, ultimato nel 1908.
Achille Manfredini - Diana Kursaal e Banco di Roma di Cesare Scoccimarro
Mario Borgato e Piazza Piemonte
Il termine grattacielo era usato in Italia, negli anni ’20, per designare qualunque fabbricato che non rispettasse gli standard architettonici vigenti. A Torino, (vedi sotto), sorsero le Torri Rivella. Sei anni prima erano stati costruiti a Milano due palazzi molti simili, anche se d’impronta classico-liberty. Siamo nel 1923, quando spuntano in Piazza Piemonte i Grattacieli Gemelli, ideati dall’architetto Mario Borgato.
All'inizio del '900 il regolamento edilizio meneghino non permetteva di salire oltre i 28 metri, ma i due “eclettici ragazzoni” , raggiunsero invece la bell’altezza di 38 metri, grazie ad una deroga concessa in virtù della vastità della piazza (come le Torri Rivella di Torino). Inezie, forse, visto che oggi la Torre Unicredit di Cesar Pelli in Porta Nuova, comprendendo il pennone, tocca i 232 metri!
All'inizio del '900 il regolamento edilizio meneghino non permetteva di salire oltre i 28 metri, ma i due “eclettici ragazzoni” , raggiunsero invece la bell’altezza di 38 metri, grazie ad una deroga concessa in virtù della vastità della piazza (come le Torri Rivella di Torino). Inezie, forse, visto che oggi la Torre Unicredit di Cesar Pelli in Porta Nuova, comprendendo il pennone, tocca i 232 metri!
Mario Borgato - Grattacieli di Piazza Piemonte
Le belle Torri Gemelle (che in realtà tali non sono, per forme, decori e proporzioni), furono però gli edifici più svettanti della città per un decennio. Separano tre delle nove vie che si affacciano sulla piazza: Elba, Washington e Sardegna. Tutta l’area che gravitava intorno a piazza Piemonte doveva essere “ridisegnata” a seguito del Piano Regolatore dell’ingegner Cesare Beruto: si può ancora oggi notare, infatti, l’ortogonalità e la simmetria d’alcuni percorsi, progettati per realizzare una grande arteria (teorica) fra quella che diventò negli anni successivi piazza Napoli fino ad arrivare all’attuale piazza Firenze.
Mario Borgato - Grattacielino Art Dèco di Piazza Piemonte
Mario Borgato ci ha dunque regalato i primi "grattanuvole" milanesi, in stile eclettico con il cupolino terminale, ma non solo. Sul lato opposto della piazza, al numero 10, troviamo infatti un altro capolavoro dello stesso autore.
Borgato, a distanza di breve tempo (anni venti del 1900), liberatosi dall'eclettismo sperimentò l’art dèco, nuova ondata artistica che andava diffondendosi rapidamente nel mondo. Nove piani, per 34 metri, (contando la torretta centrale), una struttura rigorosa e leggera, ora tornata a splendere nel suo rosa originario e mattoncino, finalmente ripulita dopo i lavori di restauro conservativo.
Borgato, a distanza di breve tempo (anni venti del 1900), liberatosi dall'eclettismo sperimentò l’art dèco, nuova ondata artistica che andava diffondendosi rapidamente nel mondo. Nove piani, per 34 metri, (contando la torretta centrale), una struttura rigorosa e leggera, ora tornata a splendere nel suo rosa originario e mattoncino, finalmente ripulita dopo i lavori di restauro conservativo.
Varese: Il liberty monumentale di sommaruga
Giuseppe Sommaruga,, allievo all'Accademia di Belle Arti di Brera di Camillo Boito, si mise in luce con il primo premio al concorso internazionale di architettura di Torino nel 1890. Era già un professionista affermato: in quegli anni aveva progettato l'ossario di Palestro ed alcuni edifici ad uso abitativo a Milano. Ma con la realizzazione del Palazzo Castiglioni nel 1901-1903 divenne la personalità di maggior spicco del liberty milanese. Sommaruga fu l'unico degli architetti italiani di linea modernista a creare uno stile proprio, vigorosamente plastico e teso verso l'alto, ma interessato anche a criteri di funzionalità.
Le due costruzioni che maggiormente interessano questo sito per la mole e l'elevazione, sono riservate al turismo, in forte espansione agli inizi del secolo scorso sul lago di Varese e sulle pendici boschive circostanti.
Il Grand Hotel Campo dei Fiori è un albergo situato sul monte Tre Croci, nella zona a nord del territorio comunale. Progettato nel 1908 dal Sommaruga, e completato nel 1912, su commissione di alcuni imprenditori, interessati ad investire nel turismo a Varese e al Campo dei Fiori, consorziaati nella Società Anonima dei Grandi Alberghi Varesini. Il complesso, che spicca con i suoi otto piani su un basamento altrettnato alto, fu molto attivo nella prima metà del Novecento e rappresenta, per funzionalità e arredi, un notevole esempio di liberty italiano.
Le due costruzioni che maggiormente interessano questo sito per la mole e l'elevazione, sono riservate al turismo, in forte espansione agli inizi del secolo scorso sul lago di Varese e sulle pendici boschive circostanti.
Il Grand Hotel Campo dei Fiori è un albergo situato sul monte Tre Croci, nella zona a nord del territorio comunale. Progettato nel 1908 dal Sommaruga, e completato nel 1912, su commissione di alcuni imprenditori, interessati ad investire nel turismo a Varese e al Campo dei Fiori, consorziaati nella Società Anonima dei Grandi Alberghi Varesini. Il complesso, che spicca con i suoi otto piani su un basamento altrettnato alto, fu molto attivo nella prima metà del Novecento e rappresenta, per funzionalità e arredi, un notevole esempio di liberty italiano.
La seconda opera, Il Palace Grand Hotel Varese, ex Kursaal, fu progettato ancora da Sommaruga nel 1911, e costruito in due anni. Il complesso (che inizialmente comprendeva una linea funicolare, un teatro, tiro al piattello, sale giochi e vari altri divertimenti) fu gravemente danneggiato nella seconda guerra mondiale: alcune bombe, nell'aprile 1944, distrussero il complesso del Kursaal e la funicolare, lasciando intatta solo la stazione superiore di quest'ultima e le fondazioni. L'albergo fu fortunatamente risparmiato. A differenza di altre strutture ricettive varesine il Palace non risentì della crisi turistica del secondo dopoguerra, riuscendo a proseguire l'attività. Al 2013 la gestione è affidata alla "Società Grandi Hotel".
|
L'eclettismo sabaudo: Eugenio Vittorio Ballatore
Le Torri Rivella di Eugenio Vittorio Ballatore di Rosana
Anche a Torino il nuovo avanzava, e nasceva la necessità di reinterpretare il concetto ottocentesco di accesso dei boulevards urbani.
Le Torri Rivella, i primi grattacieli subalpini, svettano nel quartiere Aurora, ubicati a ridosso del centro storico, presso la confluenza dei corsi Regina Margherita, Regio Parco e San Maurizio. Rappresentano, insieme a pochi altri in città, un esempio di architettura art déco.
Furono progettate nel 1929 dall'architetto Eugenio Vittorio Ballatore di Rosana, tra i protagonisti del Liberty torinese, noto per la sua esperienza nella progettazione di grandi strutture sportive, come lo Stadium, il Motovelodromo Fausto Coppi e il Palazzo dell'Istituto Nazionale di Metrologica ed Elettronica.
Le Torri Rivella, i primi grattacieli subalpini, svettano nel quartiere Aurora, ubicati a ridosso del centro storico, presso la confluenza dei corsi Regina Margherita, Regio Parco e San Maurizio. Rappresentano, insieme a pochi altri in città, un esempio di architettura art déco.
Furono progettate nel 1929 dall'architetto Eugenio Vittorio Ballatore di Rosana, tra i protagonisti del Liberty torinese, noto per la sua esperienza nella progettazione di grandi strutture sportive, come lo Stadium, il Motovelodromo Fausto Coppi e il Palazzo dell'Istituto Nazionale di Metrologica ed Elettronica.
La coppia di edifici, amabilmente soprannominate dai torinesi "zuccheriere", prende il nome dal committente Francesco Rivella, che vi aveva trasferito la sede del suo noto atelier di pellicceria, frequentato da una clientela di livello internazionale.
È altresì nota la volontà di creare un'opera altamente simbolica e riconoscibile ma capace di inserirsi in un contesto architettonico complesso, caratterizzato dalla vicina cupola guariniana del Duomo e dalla celeberrima Mole Antonelliana. Entrambi gli edifici vantano otto piani fuori terra, oltre alle cupole con pinnacoli e toccano i 40 metri d'atezza; i prospetti sono scanditi da fasce di intonaco grigio e laterizio rosso e si sviluppano su posizione angolare facendo della loro speculare simmetria un punto di forza. Pur simili, sono molto diversi e differiscono prevalentemente nell'impianto decorativo, nel trattamento degli spigoli e nella morfologia dei pinnacoli del corpo centrale. |
Vittorio Bonadé Bottino: il funzionalismo monumentale
Cinema Palazzo Corso - Albergo Duchi d'Aosta - Albergo Principi di Piemonte
Il monumentale edificio che ospitava il Cinema Corso a Torino, è un rilevante esempio d'architettura per lo spettacolo di gusto art-déco, tardo eclettico. Realizzato nel 1927 su disegno dall’ingegner Vittorio Bonadé Bottino, con soluzioni stilistiche dall’architetto Giulio Casanova e decori dello scultore Giorgio Ceragioli.
Lo scultore Giorgio Ceragioli
|
Il palazzo è all’angolo tra via Carlo Alberto e corso Vittorio Emanuele II, sontuoso nelle decorazioni sulle facciate esterne (che celano una struttura portante in cemento armato), nell’arcone che sottolinea l’ingresso e nella la cupola che lo sovrasta. Il fasto degli ornamenti non era da meno nella vasta sala interna, ricca di stucchi e marmi, ormai distrutta. L’entrata posta in diagonale è sormontata da una cupola. La sala immensa, la compresenza di più attività, il fasto delle decorazioni, facevano di questo luogo uno dei principali punti di richiamo della città. Dopo l'incendio del 1979, oggi sussistono solo le facciate e l'ingresso monumental
|
L'incontro con Giovanni Agnelli segnò la carriera di Bottino, che si gettò nella soluzione dei problemi relativi al turismo di massa, ideando e costruendo per la FIAT il grande complesso sciistico del Sestrière fra il 1931 ed il 1936, comprendente la Torre Rossa e l'Hotel Duchi d'Aosta, primi esempi di grattacieli alpini.
Torri del Sestriere (Torino)
L'idea verticale ebbe successo e fu ripresa da Bottino per la Torre Balilla della colonia marina Edoardo Agnelli di Apuania, Massa Marittina, nel 1933 e per la Torre Balilla della colonia FIAT di Sauze d'Oulx nel 1936.
Torre Balilla - Marina di Massa
Torre Balilla - Sauze d'Oulx (Torino)
La relazione fra Bottino e la famiglia Agnelli si consoldò fra il 1935 ed il 1936, tanto che il noto ingegnere fu impegnato in due importanti realizzazioni in Torino: la progettazione del grande stabilimento di Mirafiori, all'estrema periferia della città e la ricostruzione di una parte della nuova via Roma.Quest'ultimo intervento comportò la direzione dei lavori per cinque edifici e la progettazione dell'Hôtel Principi di Piemonte, altro esempio di verticalità riservata al turismo, di chiaro disegno razionalista. L'Albergo Principi di Piemonte è tuttora la più prestigiosa struttura alberghiera del capoluogo piemontese.
Albergo Principi di PIemonte - Torino
LA SPEZIA TERRA DI ECLETTISMI
I puristi aborrono il termine eclettismo, eppure la mescolanza di stili agli inizi del secolo scorso ha prodotto opere architettoniche di rilievo, esteticamente e strutturalmente notevoli. E' il caso del cosidetto "Primo Grattacielo" di La Spezia, così denominato dagli spezini, abbagliati dai suoi otto piani di razionalismi e sculture mitologiche, che superano i 30 metri d'altezza.
Definirlo di stile floreale o art déco sarebbe un azzardo, giacché presenta accostamenti e soluzioni del tutto atipiche. Sorse nel 1927 su progetto degli architetti Giorgio Guidugli e Raffaello Bibbiani. Caratterizzato da varie citazioni neogotiche presenta un'accentuta verticalità; tre piani hanno finestrature aggettanti a bovindo. L'apparato decorativo è caratterizzato da raffigurazioni zoomorfe nelle mensole dei balconi e dei bovindi, nelle cordonature che accompagnano la facciata e nei pilastrini del fastigio: si notano granchi, mostri incatenati, vittorie alate. Quattro paraste sostengono altrettante statue marmoree a tutto tondo, intervallate da medaglioni scolpiti. Il porticato sul fronte stradale reca tuttora i decori originali del soffitto. Di pregio anche il complesso di civile abitazione Palazzo Casa Mia, di Via XX Settembre, composto da due alte torri poste ai lati di un corpo centrale sopraelevato, il cui ingresso è raggiungibile percorrendo un sontuoso scalone centrale. Costruito nei primi anni del 1900 è un notevole esempio di verticalismo in stile Liberty e presenta soluzioni innovative per l'epoca, come, ad esempio, l'ultimo piano, costituito da un tetto mansardato, completamente circondato da un balcone, segno di completamento e chiusura dell'elemento verticale. Ricorda, infatti, con decisione la torre di un castello medievale. |
Arduino Berlam e il grattacielo di Trieste
Palazzo Aedes, detto il Grattacielo Rosso, è situato in piazza Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi, nel punto d'incontro fra il Canal Grande e le rive. Fu costruito fra il 1926 e il 1928 a fianco di Palazzo Gopcevich da un progetto dell'architetto Arduino Berlam.
L'edificio traeva ispirazione dalle moderne costruzioni di New York in mattoni rossi, ed è noto come il primo grattacielo costruito a Trieste. Prima della definitiva approvazione i progetti proposti per la sua realizzazione erano stati respinti quattro volte, fino a quando nel 1928 fu presentata una proposta dalla società Aedes, i cui disegni erano stati preparati dall'architetto Carlo Polli. |
L'idea molto ambiziosa era di creare un edificio in stile americano. L'ufficio tecnico comunale, però, rifiutò il progetto poiché lo riteneva eccezionale per altezza, numero di piani, per difetto dell'area cortile interno per larghezza della facciata laterale su via Machiavelli. La commissione chiese dunque di modificare i piani che divennero nove, cambiare la cima dell'edificio e portare l'altezza a 50 metri, rafforzando i pilastri al piano terra. Seguirono ancora disguidi e ritardi fino a quando il prefetto coinvolse direttamente Benito Mussolini, il quale si dice che abbia risposto: "Faccia proseguire a tutta forza e non dia bada a quei fessi".
Mario Palanti immagina l'utopia più alta del mondo
Nel 1924 l'architetto milanese Mario Palanti propose a Mussolini di erigere a Roma il più alto grattacielo del mondo per l'epoca, chiamato Mole Littoria, in pieno stile razionalista fascista e monumentale, avrebbe avuto 88 piani per più di 335 metri, elevandosi maestoso nel cuore della Città Eterna, sovrastando la cupola di San Pietro. Formatosi all'Accademia di Brera, Palanti partecipò alla prima guerra mondiale, per poi emigrare in Argentina, dove iniziò la sua geniale attività nello studio di Arturo Prins ed Oskar Razenhof. Nel Nuovo Mondo, Palanti realizzò staordinari grattacieli in stile eclettico, utilizzando gli stilemi del negotico, dell'art dèco e del liberty.
|
In Italia non ottenne identico successo, anche se lavorò alacremente al progetto Mole Littoria, proponendo varie soluzioni estetiche, funzionali e costruttive. Il progetto fu abbandonato per l'eccessiva onerosità della sua realizzazione.
Brescia 1932: Marcello Piacentini si convince
Marcello Piacentini, l'architetto del novecentismo di regime, dapprima ostile verso l’elevazione in altezza degli edifici, per ragioni storiche ed estetiche, ripiegò in un secondo tempo sulla necessità di variare le altezze del costruito, non disdegnando le “torri” con argomenti diametralmente opposti a quelli iniziali. Tra il 1928 e il 1932, nell’ambito dei risanamenti urbanistici voluti dal regime nei centri storici delle città del nord Italia, (Genova, Torino, Padova), sorse a Brescia il Torrione in cemento armato di piazza Vittoria. Non era considerato un grattacielo, bensì una torre civica celebrativa, di 13 piani decisamente in linea con la tradizione storica italiana. Il Novissimo Melzi lo incluse tra gli edifici più alti del mondo, col nome “Casa Alta”, attribuendogli 60 metri d'elevazione.
|
SI COSTRUISCE dA Torino A Roma
Tra il 1932 e il 1948, il "colosso" di Brescia fu affiancato da varie costruzioni alte, perdendo il primato di primo grattacielo italiano. Il fascismo si celebrava, sventrando e ricostruendo interi quartieri storici, in molti casi fattiscenti e insalubri.
A Torino la Torre Littoria, in via Viotti, dell'architetto Armando Melis de Villa e dell'ingegnere Giovanni Bernocco, divenne il "grattacielo d'Italia", per ospitare la sede del Partito Nazionale Fascista, proposito mai realizzato. Fu terminato nel 1932 e raggiunse l'altezza di 87 metri, che con l'antenna diveniva di 109 metri; fu il primo con struttura d'acciaio e detenne il primato fino al 1940, |
A Vercelli fra il 1936 e il 1940 sorse il Palazzo per Abitazioni e Uffici INA, ancora una volta su progetto di Melis e Bernocco. Un edificio imponente per la bassa piemontese, che con i suoi 11 piani fuori terra raggiungeva i 40 metri d'altezza.
A Milano fu costruita la Torre Rasini, in Porta Venezia, nel 1935: 50 metri d'altezza, su progetto di Emilio Lancia e Gio Ponti. Seguì la Torre Snia Viscosa, in San Babila, nel 1937, alta 59,25 metri, dell'architetto Alessandro Rimini. Ancora a Milano, Palazzo Locatelli dell'architetto Mario Baciocchi, in Piazza della Repubblica, nel 1939, alto 67 metri, e la Torre del'Archivio del Palazzo di Giustizia, 61 metri in Porta Vittoria, di Marcello Piacentini, terminato solo nel 1947. |
A Genova si costruì la Torre Dante 2, nel 1939, 83 metri per 24 piani, e sempre nel capoluogo ligure la Terrazza Colombo, risalente al 1940, detta anche Torre Piacentini (dal nome del suo progettista), 31 piani, 108 metri; per molti anni fu il grattacielo più alto del Bel Paese.
Dagli anni immediatamente successivi alla sua costruzione è stata comunque nota e nominata dagli abitanti non col nome, spesso dimenticato, dell'ideatore, ma come:
Con i suoi trentuno piani è oggi il secondo grattacielo più alto del capoluogo ligure ma, contando la struttura pubblicitaria in cima, la sua altezza raggiunge i centoventi metri. |
A Trieste in Largo Riborgo, allora Piazza Malta, l'architetto Umberto Nordio costruì nel 1937 la cosiddetta Casa Alta, all'incirca dove prima sorgeva la Porta e la Torre di Riborgo. Si tratta di un edificio di stile razionalista, che ricorda vagamente la Torre Littoria di Torino, Palazzo INA di Vercelli e Casa Rasini di Milano. Vanta 12 piani fuori terra con tetto terrazzato, per complessivi 42 metri circa d'altezza.
A Bologna In Via Roma, oggi Marconi, sorse su progetto dell'Architetto Paolo Graziani, Casa Lancia. L'edificio fu progettato tra il 1936 e il 1937, in occasione della realizzazione della nuova Via Roma. Come altre città italiane anche Bologna si fregiò dellla riqualificazione del centro storico. |
A Padova il Primo Grattacielo di gusto razionalista, disegnato da Ettore Munaron, sorse soltanto nel 1948, nella centralissima Piazza Insurrezione: 14 piani, più il piano nobile nel sotto porticato, per complessivi 58 metri circa.
A Roma il Palazzo della Civiltà Italiana di Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano, fu un caso sfortunato d'architettura razionalista ed "imperiale".
Iniziato nel 1938, a causa della guerra si completò solo dopo il 1951, con la riqualificazionoe dell'incompiuto quartiere dell'EUR. La storia del Palazzo è legata a quella dell’EUR. Infatti, dopo l’assegnazione a Roma,, da poco capitale di un impero, dell’Esposizione universale del 1942, il governo italiano intese cogliere l’occasione per celebrare il ventennale del regime fascista e sviluppare l’urbanizzazione della città lungo l’asse viario che portava al mare. |
Non è un grattacielo in senso stretto, ma un notevole esempio d'arte moderna: se ne parla nella sezione dedicata a Roma; in ogni caso, con i suoi 68 metri d'altezza, basamento compreso, non sfigura fra i "piccoli-grandi italiani" del primo '900.
I grattacieli citati in ordine di datazione