grattacieli sognati
Futurismo e Razionalismo
Tra gli anni ’20 e ’30 del ‘900, il razionalismo italiano ha intessuto un rapporto complesso con la sperimentazione tecnica, tipologica ed estetica delle avanguardie europee, da un lato, e con le esigenze di auto-rappresentazione del regime fascista, dall’altro. Il legame turbolento tra il razionalismo italiano e il regime fascista si sviluppa per meno di un decennio, prima dell’allontanamento definitivo. La questione fondamentale, che troverà infine una risposta negativa, è se e come l’architettura razionalista può essere la rappresentazione tridimensionale degli ideali della dittatura, in cerca d’identità e di monumenti. Prima ancora che di singoli progettisti e di edifici costruiti, la storia del razionalismo italiano è fatta di raggruppamenti, di movimenti, di esposizioni e di riviste.
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La creazione del Gruppo 7, nel 1926, segna l’avvio di questa breve stagione. Ne fanno parte Luigi Figini (1903-1984), Guido Frette (1901-1984), Sebastiano Larco Silva, Gino Pollini (1903-1991), Carlo Enrico Rava (1903-1985), Giuseppe Terragni (1904-1943) e Ubaldo Castagnoli, che lascia subito il posto ad Adalberto Libera (1903-1963). VI offriamo una selezione di alcuni esponenti maggiori del razionalismo, alcuni provenienti dal'esperienza futurista.
Guido Fiorini
Guido Fiorini nacque a Bologna il 1° luglio 1891 da Vittorio e Carolina Pagani. Conseguì la laurea a Roma presso la Scuola di applicazione degli ingegneri nel 1918 e la specializzazione in architettura nel 1919.
Nello scorcio degli anni Venti fu spesso a Parigi dove conobbe Le Corbusier, con cui stabilì un rapporto di amicizia e collaborazione, e dove espose al Salon d'automne (1928-29) una serie di progetti architettonici (G. Fiorini, Visioni architettoniche, Roma 1929, in cui sono presentati progetti elaborati tra il 1926 e il 1929). In quegli stessi anni, partecipò al dibattito sul rinnovamento della produzione edilizia. |
Fiorini iniziò gli studi sull'utilizzazione delle strutture metalliche, che lo condurranno all'invenzione della tensistruttura (1928-1935), una tipologia di edificio alto in cui i piani sospesi sono collegati mediante strutture di acciaio al nucleo centrale. Le intuizioni del F. vennero tradotte in progetto esecutivo dall'ufficio progetti della Società nazionale delle officine di Savigliano, industria specializzata in costruzioni metalliche, con la quale il F. iniziò una singolare collaborazione (Tensistruttura, in Boll. tecnico Savigliano, VI [1932] 1-2, pp. 494-512; A. Sartoris, Gli elementi dell'architettura funzionale, Milano 1935, p. 342).
Umberto Cuzzi
Umberto Cuzzi nacque a Parenzo in Istria il 6 gennaio 1891. Tra i più alti esponenti del razionalismo italiano operò dapprima nel nord-est per poi laurearsi al Politecnico di Torino. Nel capoluogo subalpino, nel 1928, fu tra i collaboratori alla realizzazione della Mostra del decennale della vittoria e per il IV centenario della nascita di Emanuele Filiberto; con G. Gyra firmò il progetto per il padiglione degli orafi e tipografi, inserito nella Mostra dell'artigianato; partecipò, da solo, al concorso per il padiglione per l'Opera nazionale combattenti (cfr. l'Architettura italiana, XIII [1927] pp. 136 ss.), ma al suo elaborato lieve ed architettonicamente valido ne fu preferito un altro molto pesante.
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La mostra torinese del 1928 fu forse il motivo del trasferimento del C. a Torino, dove già si era stabilito il corregionale G. Pagano, con funzioni di leader di determinate impostazioni architettoniche. Tra le sue opere maggiori i Mercati Generali di Torino e la nuova sede RAI:
Nicola Mosso
Nicola Mosso (Graglia, 28 maggio 1899 – Torino, 21 ottobre 1986) Studiò dal 1915 al 1916 e poi dal 1919 al 1920 all'Accademia Albertina di Torino, frequentandone prima il corso preparatorio e poi il corso superiore di architettura, sotto la guida di Mario Ceradini. Conseguì nel 1923 il titolo di professore di disegno architettonico. Si formò professionalmente nello studio dell'architetto di origine svizzera Michele Frapolli, esponente dello Jugendstil e impegnato in edifici Art Nouveau di Torino[, fino a dirigerne lo studio. Nel 1927 partecipò al concorso per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra e progettò la casa Campra Mosso di Torino in via Grassi 7, in cui esplicita la
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nfluenza di Frapolli, ma anche quella di Frank Lloyd Wright. Dello stesso edificio nel 1934 curò l'arredamento e nel 1950 ne dispose un armonioso ampliamento, in uno stile aggiornato. In questa casa d'abitazione Mosso stabilì il suo studio professionale, trasformato, dopo la sua scomparsa, in archivio e museo
Fu attratto dal futurismo e in particolare stabilì contatti con artisti del secondo futurismo torinese: Fillia, Pippo Oriani e Mino Rosso. Le modalità di questa corrente danno forma alla casa Cervo a Biella (via Cristoforo Colombo angolo via Mazzini) (1934), in cui Mosso si avvicina alle idee costruttiviste del Gruppo 7 o della stazione per la tramvia elettrica di Cossato (oggi demolita) del 1932, esposta alla mostra londinese del Royal Institute of British Architects del 1934. Importante fu la sede dell'Unione biellese degli industriali (via Torino 56), dove fece ricorso alla collaborazione di scultori e mosaicisti, per un'opera monumentale caratterizzata dall'impiego generoso del marmo di Chiampo di Vicenza, in cui curò anche l'arredamento e l'illuminazione.
Cesare Antonio Poggi
Cesare Antonio Poggi, esponente negli anni '30 del Gruppo di Iniziativa Futurista di Firenze, creatore di architetture assolutamente originali, risulta una figura completamente ignorata dalla storiografia dell'architettura italiana. Laureato in architettura nel 1936, Poggi si distinse per un'originale vena creativa, progettando architetture in acciaio dalle forme evocatrici dello 'streamline' americano e dell'immaginario fantascientifico tra gli anni '30 e '60, di fatto debitrici degli studi aerodinamici dell'epoca. I suoi testi - in cui teorizza il cupo utilizzo di "architetture antibelliche" in un nuovo contesto urbano dominata dalla orizzontalità di edifici isolati - lo pongono su un piano di minore interesse e attualità rispetto alle sue sconcertanti qualità formali.
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Rodolfo Rustichelli
Rodolfo Rustichelli nacque nel 1902 e scomparve nel 1968. Si laureò presso la "La Sapienza" a Roma nella appena fondata Facoltà di Architettura, la prima istituita in Italia.Nel 1928 partecipò alla Prima esposizione Italiana di Architettura Razionale, presentata a Roma da Gaetano Minnucci e Adalberto Libera, esponendo un progetto di "teatro verticale".
Negli anni successivi collaborò con l'architetto Clemente Busiri Vici, operando in sua vece in Egitto nel 1929 e firmando con lui nel 1937, unitamente a Andrea Busiri Vici e Arnaldo Regagioli, il progetto vincitore per la costruzione dell'Istituto Luce. Alla fine degli anni cinquanta fece parte del gruppo di lavoro che elaborò il progetto architettonico ed urbanistico di Sorgane, città satellite di Firenze, realizzando inoltre numerosi padiglioni nel giardino dell’Ospedale di Villa Albani ad Anzio. |
Alberto Sartoris
Alberto Sartoris (Torino, 2 febbraio 1901 – Pompaples, 8 marzo 1998). Dopo la sua nascita suo padre emigra in Svizzera a Ginevra. Dal 1916 al 1919 studia Architettura alla Scuola delle Belle Arti di Ginevra.
Nel 1920 aderisce al Movimento Futurista, fino al 1923. Fu anche designer, critico d'arte e insegnante. Nel 1928 è uno dei membri fondatori dei CIAM (Congrès Internationaux d'Architecture Moderne) con, fra gli altri, Charles-Edouard Jeanneret detto Le Corbusier È uno dei membri fondatori, a Losanna nel 1945, della Scuola di Architettura "Athenaeum". |
Scrisse Gli Elementi dell'Architettura Funzionale nel 1932, che fu riedito più volte assumendo per ultimo il titolo di Encyclopédie de l'architecture nouvelle (1954), divenendo uno dei teorici del Razionalismo italiano. Dal 1949 al 1953 fonda e dirige a Firenze insieme a Fiamma Vigo la rivista d'arte Numero. Arte e letteratura, pubblicazione poliedrica, dedicata alle nuove avanguardie artistiche italiane e straniere.. Ha contribuito alla fortuna critica delle prime esperienze artistiche razionaliste ed astratte italiane, facendo conoscere in ambito internazionale i lavori degli astrattisti comaschi quali Manlio Rho e Mario Radice] E' un bravo e infaticabile disegnatore. Per lui il disegno d’architettura rappresenta un’opera d’arte autonoma, la manifestazione di un’idea che, appunto, attraverso il disegno, prende forma e si “concretizza”, delle vere e proprie “concezioni grafiche destinate a produrre invenzioni architettoniche”.
Adalberto Libera
Adalberto Libera (Villa Lagarina, 16 luglio 1903 – Roma, 17 marzo 1963) è stato un architetto italiano, tra i maggiori esponenti del razionalismo e ideatore di numerosi edifici pubblici della prima metà del XX secolo. Fu membro non ancora laureato del milanese Gruppo 7 con Terragni, Figini, Pollini, Rava, Frette, Larco e Castagnoli. Subentrò proprio a quest'ultimo nel 1927, diffondendo a Roma l'azione teorica del gruppo. Nel 1930 fondò, e divenne segretario, il MIAR (Movimento italiano per l'architettura razionale) ed è invitato da Ludwig Mies van der Rohe all'esposizione di Stoccarda del 1927 (Werkbund). Nel 1928 e nel 1931 fu tra gli organizzatori delle Esposizioni di "Architettura Razionale" a Roma, la seconda delle quali segnò la sconfitta del M.I.A.R.
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Il Movimento fu costretto a sciogliersi a seguito delle roventi polemiche tra la giovane generazione d'"assalto” e quella legata all'accademia, prossima al potere politico, duramente rappresentata dalla "Tavola degli orrori" di Pietro Maria Bardi.
Nel 1937 cura la Mostra nazionale delle colonie estive e dell'assistenza all'infanzia, svoltasi nel Circo Massimo. Nel 1938 realizza a Capri la Villa Malaparte di Curzio Malaparte, parallelepipedo rotto dalla gradonata della terrazza solare della copertura; opera architettonica di una limpidezza razionale esemplare e che appare in rilievo sulla roccia di un promontorio, ma anche straordinariamente integrata con il luogo e creatrice di un eccezionale ambiente costruito. Secondo recenti acquisizioni di documenti e lettere[1] il progetto della villa è in realtà interamente attribuibile allo stesso Malaparte; Libera aveva presentato prima della rottura con Malaparte un progetto diverso e mai realizzato. Tutto ciò emerge da lettere del pittore viareggino Uberto Bonetti, che si era occupato della realizzazione dell'edificio e che scriveva appunto che "la realizzazione materiale dell'edificio" è stata effettuata su disegni propri ma "dietro Vostro (di Malaparte, ndr) indirizzo estetico e costruttivo: piante, sezioni ecc." Questo spiegherebbe anche la modestia della parcella presentata da Bonetti, riferita al puro lavoro tecnico-esecutivo.
Nonostante il suo ruolo di rilievo all'interno dell'architettura del regime fascista (basti pensare all'allestimento eseguito nel 1933 assieme a Mario De Renzi a Roma per la Mostra della Rivoluzione fascista) riuscì a superare indenne il crollo del fascismo e la seconda guerra mondiale continuando ad esercitare attivamente la professione a differenza di altri importanti architetti del razionalismo italiano quali Pagano e Terragn.
Dopo la guerra si dedicò soprattutto alla direzione del piano INA-Casa (anche detto "Piano Fanfani"), volto alla creazione di milioni di unità abitative, che dirigerà nei primi tre anni fino al 1952.Parteciperà, inoltre, direttamente a realizzare alcuni edifici a Roma: un insieme di unità abitative (1954) e un palazzo per uffici (1959). Del 1956 è il suo progetto per la Cattedrale di La Spezia.
Nel 1937 cura la Mostra nazionale delle colonie estive e dell'assistenza all'infanzia, svoltasi nel Circo Massimo. Nel 1938 realizza a Capri la Villa Malaparte di Curzio Malaparte, parallelepipedo rotto dalla gradonata della terrazza solare della copertura; opera architettonica di una limpidezza razionale esemplare e che appare in rilievo sulla roccia di un promontorio, ma anche straordinariamente integrata con il luogo e creatrice di un eccezionale ambiente costruito. Secondo recenti acquisizioni di documenti e lettere[1] il progetto della villa è in realtà interamente attribuibile allo stesso Malaparte; Libera aveva presentato prima della rottura con Malaparte un progetto diverso e mai realizzato. Tutto ciò emerge da lettere del pittore viareggino Uberto Bonetti, che si era occupato della realizzazione dell'edificio e che scriveva appunto che "la realizzazione materiale dell'edificio" è stata effettuata su disegni propri ma "dietro Vostro (di Malaparte, ndr) indirizzo estetico e costruttivo: piante, sezioni ecc." Questo spiegherebbe anche la modestia della parcella presentata da Bonetti, riferita al puro lavoro tecnico-esecutivo.
Nonostante il suo ruolo di rilievo all'interno dell'architettura del regime fascista (basti pensare all'allestimento eseguito nel 1933 assieme a Mario De Renzi a Roma per la Mostra della Rivoluzione fascista) riuscì a superare indenne il crollo del fascismo e la seconda guerra mondiale continuando ad esercitare attivamente la professione a differenza di altri importanti architetti del razionalismo italiano quali Pagano e Terragn.
Dopo la guerra si dedicò soprattutto alla direzione del piano INA-Casa (anche detto "Piano Fanfani"), volto alla creazione di milioni di unità abitative, che dirigerà nei primi tre anni fino al 1952.Parteciperà, inoltre, direttamente a realizzare alcuni edifici a Roma: un insieme di unità abitative (1954) e un palazzo per uffici (1959). Del 1956 è il suo progetto per la Cattedrale di La Spezia.
Mario Ridolfi
Mario Ridolfi nasce a Roma da una famiglia artigiana dell'edilizia. Dal 1918 al 1924, dopo aver concluso le Scuole Inferiori, lavora presso un ingegnere frequentando, nello stesso tempo, le Scuole serali ad indirizzo edile. Nel 1924 si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura di Roma, dopo aver vinto la borsa di studio di Architettura. Nel 1929 si laurea con il progetto per una Colonia Marina a Castel Fusano, presso Roma. L'attività progettuale di Ridolfi comincia negli anni trenta quando inizia a lavorare partecipando ai molti concorsi con i quali si vuole progettare la nuova Roma del regime fascista fino a vincere, nel 1932, quello per l'Edificio Postale di Roma Nomentano in Piazza Bologna.
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L'edificio è uno degli esempi più significativi del Razionalismo italiano, come le altre due palazzine romane per unità abitative di via di Villa Massimo (1937) e di via S. Valentino Colombo (1938) e l'Istituto Tecnico Bordoni di Pavia (1935), nel quale si registra la collaborazione di Konrad Wachsmann. La formazione di Ridolfi è però, per il percorso che ha seguito e per l'ambiente nella quale si è sviluppata, legata alla tradizione, anche se aperta al Movimento Moderno, che costituisce la forma di espressione quasi temporanea, una varietà nella definizione dello spazio architettonico».
Gli anni della guerra vedono impegnato l'architetto in ricerche sul progetto e sulle tecniche costruttive, studi che confluiranno nel Manuale dell'architetto (1945-1946).
Gli anni della guerra vedono impegnato l'architetto in ricerche sul progetto e sulle tecniche costruttive, studi che confluiranno nel Manuale dell'architetto (1945-1946).
Pietro Maria Bardi
Pietro Maria Bardi (La Spezia, 21 febbraio 1900 – San Paolo del Brasile, 1 ottobre 1999) è stato un giornalista, critico d'arte e gallerista italiano. Negli anni '20 iniziò la carriera giornalistica, scrivendo d'arte per la Gazzetta di Genova e il Corriere della Sera e nel 1929 fondò la rivista Il Belvedere.
Iniziò la sua attività di gallerista a Milano nel 1924 con la Galleria dell'Esame, e nel 1929 fu direttore della Galleria di Roma, in via Vittorio Veneto 7. Anche se di fede fascista fu autore nel 1931 della Tavola degli orrori che fu presentata alla Seconda Esposizione di Architettura Razionale. |
La provocatoria azione, Collage di Opere Passatiste, Marcello Piacentini, Armando Brasini, Cesare Bazzani, ostili al Movimento moderno, suscitò tensioni politiche tali da provocare lo scioglimento del MIAR. Nel 1933 fondò e diresse, assieme a Massimo Bontempelli, la cosmopolita rivista Quadrante, "mensile di arte, lettere e vita" - con l'appoggio anche finanziario di Mario Radice, Giuseppe Terragni, Virginio Ghiringhelli, configurandola come organo della cultura architettonica razionalista e di matrice astrattista, stabilendo una vasta rete di rapporti internazionali, ospitando gli interventi di Le Corbusier, Gropius, Breuer, Léger.
Giuseppe Terragni
Giuseppe Terragni (Meda, 18 aprile 1904 – Como, 19 luglio 1943) è stato un architetto italiano, considerato il massimo esponente del razionalismo italiano. Ha realizzato alcune tra le opere principali del movimento razionalista italiano. La sua vita professionale, seppure interrotta ad appena 39 anni, raccoglie diverse architetture conosciute e studiate anche in ambito internazionale.
La carriera di Terragni inizia presto, a soli 23 anni. È infatti il 1927 quando la società immobiliare Novocomum di Olgiate Comasco (Como) lo incarica di progettare un edificio per appartamenti. |
Il complesso abitativo, che ufficialmente prende il nome della ditta commissionante ma è soprattutto noto con il nome di transatlantico, presenta giochi architettonici del tutto innovativi per l’epoca, a partire dall’alternanza tra forme cilindriche e forme cubiche. Anche le alternanze cromatiche e di materiale contribuiscono alla carica di novità rappresentata dall’edificio, il quale, subito dopo l’inaugurazione, scatenò diverse polemiche.
Tra il ‘28 e il ‘31 venne realizzato ad Erba (Como) su un progetto del ‘26 il Monumento ai caduti della Prima guerra mondiale, seguito nel ‘31 dal Monumento ai caduti di Como.
Del 1930 è il progetto per il Palazzo albergo Posta, terminato, sempre a Como, nel ‘35.
Nel 1932, con il suo gruppo del MIAR, Terragni partecipa alla Mostra della Rivoluzione fascista, un evento tenutosi a Roma per festeggiare il decennale della marcia su Roma.
Tra il ‘28 e il ‘31 venne realizzato ad Erba (Como) su un progetto del ‘26 il Monumento ai caduti della Prima guerra mondiale, seguito nel ‘31 dal Monumento ai caduti di Como.
Del 1930 è il progetto per il Palazzo albergo Posta, terminato, sempre a Como, nel ‘35.
Nel 1932, con il suo gruppo del MIAR, Terragni partecipa alla Mostra della Rivoluzione fascista, un evento tenutosi a Roma per festeggiare il decennale della marcia su Roma.
Giuseppe Terragni progetta la Casa del fascio dal 1928. In quell’anno è fiduciario del Sindacato nazionale fascista architetti e viene incaricato dal partito di ideare il nuovo centro politico della città di Como.
I lavori della Casa del fascio, conosciuta anche come Palazzo Terragni, cominciano nel 1933. L’edificio è a pianta quadrata e si sviluppa su quattro piani. Le facciate in marmo bianco sono realizzate con proporzioni auree.
La Casa del fascio fu inaugurata nel 1936 e ospitò il Partito Nazionale Fascista fino al ’45, anno in cui la città di Como venne liberata. Dal 1986 è tutelata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali per il suo valore artistico e storico. Nel 1925 Giuseppe Terragni conosce Pietro Lingeri, architetto con il quale collaborerà per tutta la vita.
Nel 1933 i due progettano Casa Rustici, Casa Toninello, Casa Lavezzari e Casa Comolli-Rustici, tutte costruite a Milano nel 1935.
Tra il ‘34 e il ‘35 progetta due edifici per la città di Como: Casa Pedraglio e la Scuola dell'infanzia Antonio Sant'Elia, un asilo costruito tra il 1936 e il 1937. Di questi anni è anche la costruzione di Villa Bianca, a Seveso. Nel 1938, con Antonio Carminati, progetta la Casa del fascio di Lissone (Monza), anch’essa conosciuta come Palazzo Terragni. Tra il ‘39 e il ‘40 viene costruita a Como Casa Giuliani Frigerio, l’ultimo edificio progettato da Terragni prima della scomparsa.
I lavori della Casa del fascio, conosciuta anche come Palazzo Terragni, cominciano nel 1933. L’edificio è a pianta quadrata e si sviluppa su quattro piani. Le facciate in marmo bianco sono realizzate con proporzioni auree.
La Casa del fascio fu inaugurata nel 1936 e ospitò il Partito Nazionale Fascista fino al ’45, anno in cui la città di Como venne liberata. Dal 1986 è tutelata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali per il suo valore artistico e storico. Nel 1925 Giuseppe Terragni conosce Pietro Lingeri, architetto con il quale collaborerà per tutta la vita.
Nel 1933 i due progettano Casa Rustici, Casa Toninello, Casa Lavezzari e Casa Comolli-Rustici, tutte costruite a Milano nel 1935.
Tra il ‘34 e il ‘35 progetta due edifici per la città di Como: Casa Pedraglio e la Scuola dell'infanzia Antonio Sant'Elia, un asilo costruito tra il 1936 e il 1937. Di questi anni è anche la costruzione di Villa Bianca, a Seveso. Nel 1938, con Antonio Carminati, progetta la Casa del fascio di Lissone (Monza), anch’essa conosciuta come Palazzo Terragni. Tra il ‘39 e il ‘40 viene costruita a Como Casa Giuliani Frigerio, l’ultimo edificio progettato da Terragni prima della scomparsa.
Pietro Lingeri (Bolvedro, 25 gennaio 1894 – Bolvedro, 15 maggio 1968). Diplomatosi all'Accademia di Belle arti di Brera nel 1926, nel 1930 è tra i fondatori del gruppo MIAR (Movimento Italiano Architettura Razionale) e negli stessi anni è tra gli autori delle riviste Quadrante e Valori primordiali. Le sue architetture sono caratterizzate dall'impiego di materiali ed elementi innovativi per l'epoca come il cemento armato, le ampie superfici vetrate e i parapetti in profilati di metallo.
Nascono da tale intento, ad esempio, il progetto per la sede del Club motonautico AMILA a Tremezzo (1926), pubblicato sulla rivista di Giuseppe Pagano Casabella. |
eTra il 1926 e il 1940 avvia un felice sodalizio con il caposcuola del razionalismo italiano, Giuseppe Terragni, con il quale collabora ai progetti per il monumento ai caduti a Como (1926), elabora il piano regolatore per la città di Como (1935) e con cui realizza le cinque case milanesi: la Casa Alta per abitazioni al QT8 di Milano la realizza con Luigi Zuccoli; con Terragni, la Casa Rustici in corso Sempione 34 a Milano (1935).[1] Con Terragni e Mario Sironi lavora inoltre a vari progetti rimasti irrealizzati commissionati dal governo fascista per Roma: dal Palazzo del Littorio (1937) alla sistemazione dei Fori Imperiali (1937), dal Danteum (1938) alla sede destinata all'Esposizione Universale del 1942.
Risalgono al 1937 la medaglia d'oro e d'argento all'esposizione internazionale di Parigi e la partecipazione all'esposizione al Royal Institute of British Architects di Londra, con il progetto della Villa Leoni. Nel dopoguerra progetta due grattacielini di undici piani, per INA Casa nel quartiere QT8, in perfetto stile razionalista (1951). E' del 1966 il Palazzo De Angeli Frua, progettato con i collegh iArchitetti Giuseppe Casalis, Sandro Tibaldi e Umberto Busca.
Risalgono al 1937 la medaglia d'oro e d'argento all'esposizione internazionale di Parigi e la partecipazione all'esposizione al Royal Institute of British Architects di Londra, con il progetto della Villa Leoni. Nel dopoguerra progetta due grattacielini di undici piani, per INA Casa nel quartiere QT8, in perfetto stile razionalista (1951). E' del 1966 il Palazzo De Angeli Frua, progettato con i collegh iArchitetti Giuseppe Casalis, Sandro Tibaldi e Umberto Busca.
Giuseppe Pagano
Giuseppe Pagano, nato Giuseppe Pogatschnig (Parenzo, 20 agosto 1896 – Mauthausen, 22 aprile 1945), è stato un architetto italiano. Morì di malattie provocate da maltrattamento nell'infermeria del lager di Gusen. Nel 1927 viene nominato capo dell'ufficio tecnico dell'Esposizione internazionale di Torino del 1928 cui ebbe seguito la pubblicazione di una serie di articoli sui quotidiani cittadini, capaci di generare riflessioni critiche sull'architettura moderna rivelando la genialità polemica di Pagano.
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Dal 1931 è a Milano, dove dirige insieme a Edoardo Persico la rivista Casabella che continuerà a dirigere da solo dal 1936, dopo la morte di Persico, a fianco di Anna Maria Mazzucchelli. Continueranno a pubblicare la rivista sotto variati nomi Casabella-costruzioni, Costruzioni-Casabella e Costruzioni rischiando anche il sequestro fino all'interruzione delle pubblicazioni nel 1943. Alla fine del 1940, per un breve periodo, si occupa della rivista Domus diretta insieme a Massimo Bontempelli e Melchiorre Bega.È chiamato ad insegnare all'ISIA, l'innovativa scuola d'arte che era sorta da pochi anni a Monza. Nel 1935, dovendo preparare materiale fotografico per la Mostra dell'Architettura Rurale alla VI Triennale di Milano, scopre la passione della fotografia.
Collabora a diversi progetti, come il piano urbanistico "Milano verde", con altri architetti razionalisti, tra cui Franco Albini, Giancarlo Palanti, Ignazio Gardella, Irenio Diotallevi. Tra le sue opere più importanti Palazzo Gualino a Torino (1928), l'Istituto di Fisica della Città universitaria di Roma (1934), e la Bocconi a Milano (1936-42), che sono da annoverarsi tra le maggiori del Razionalismo Italiano.
Si arruola volontario insieme ai suoi colleghi della Scuola di mistica fascista nella seconda guerra mondiale, comprende però in un secondo momento l'impossibilità di conciliare il suo impegno civile e la sua visione della società con il Fascismo. Nel dicembre del 1942 dà le dimissioni dalla scuola di "Mistica" e dal partito. Nel giugno 1943, mentre si trovava a Cuneo come addetto al deposito, entra in contatto con il movimento clandestino antifascista,è arrestato e viene deportato.
Collabora a diversi progetti, come il piano urbanistico "Milano verde", con altri architetti razionalisti, tra cui Franco Albini, Giancarlo Palanti, Ignazio Gardella, Irenio Diotallevi. Tra le sue opere più importanti Palazzo Gualino a Torino (1928), l'Istituto di Fisica della Città universitaria di Roma (1934), e la Bocconi a Milano (1936-42), che sono da annoverarsi tra le maggiori del Razionalismo Italiano.
Si arruola volontario insieme ai suoi colleghi della Scuola di mistica fascista nella seconda guerra mondiale, comprende però in un secondo momento l'impossibilità di conciliare il suo impegno civile e la sua visione della società con il Fascismo. Nel dicembre del 1942 dà le dimissioni dalla scuola di "Mistica" e dal partito. Nel giugno 1943, mentre si trovava a Cuneo come addetto al deposito, entra in contatto con il movimento clandestino antifascista,è arrestato e viene deportato.
Cesare Cattaneo
Cesare Cattaneo (Como, 26 luglio 1912 – Como, 24 agosto 1943) fu una delle più brillanti promesse del movimento razionalista e, nonostante la sua brevissima vita, produsse molti progetti, scritti importanti, edifici esemplari. Già durante il periodo studentesco entrò in contatto con il gruppo degli architetti e artisti di Como, tra i quali Giuseppe Terragni, Alberto Sartoris, Mario Radice e Manlio Rho. Dal 1933 iniziò a frequentare lo studio di Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri, con i quali ebbe diverse collaborazioni. Si laureò al Politecnico di Milano a 23 anni, nel 1935. Nel 1934 e nel 1935 partecipò con successo ai Littoriali dell'Arte e della Cultura.
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Nel 1935 progettò la prima opera costruita, l'Asilo infantile Giuseppe Garbagnati ad Asnago, insieme a Luigi Origoni. Nello stesso anno partecipò alla VI Triennale di Milano. Mantenne stretti contatti con il gruppo degli astrattisti, in particolare con Mario Radice. Realizzò una Casa d'affitto a Cernobbio (1938-1939), considerata il capolavoro dell'astrattismo polidimensionale. Morì a Como a soli 31 anni nel 1943.